Offlaga Disco Pax

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OfflagaDiscoPax: 

Una rivoluzione emiliana

opening, giovedì 19 aprile, ore 18,30
INGRESSO LIBERO


ONO arte contemporanea
Via Santa Margherita 10 | bologna
+39 051 262 465 | press@onoarte.com

ONO Arte Contemporanea
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©Fabrizio Fontanelli

ONO artecontemporanea

  presenta la mostra
OflagaDiscoPax: 

Una rivoluzione emiliana

opening, giovedì 19 aprile, ore 18,30

INGRESSO LIBERO

In occasione di Fotografia Europea 2018, ONO artecontemporanea è lieta di presentare OfflagaDiscoPax – una rivoluzione emiliana una mostra che omaggia la band reggiana OfflagaDiscoPax filtrata attraverso gli scatti e lo sguardo unico di Fabrizio Fontanelli.

Gli OfflagaDiscoPax sono stati, e sono, una delle più influenti e rivoluzionari gruppi italiani di inizio millennio. Con i loro suoni minimali ed elettronici ed i testi/racconto declamati con chiaro accento reggiano hanno conquistato le scene della musica indipendente italiana lasciando un forte segno del loro passaggio. In tre album – Socialismo tascabile (Prove tecniche di trasmissione), Bachelite e Gioco di società – hanno “rivoluzionato” il concetto di gruppo indie conquistando un grande successo di pubblico e portando avanti la tradizione musicale emiliana iniziata molti anni prima dai loro concittadini CCCP, poi CSI.

Gli Offlaga Disco Pax, formati da Max Collini, Enrico Fontanelli e Daniele Carretti, si sono definiti un “collettivo neosensibilista contrario alla democrazia nei sentimenti”. Con il singolo “Robespierre”, contenuto nel loro album d’esordio - Socialismo tascabile (Prove tecniche di trasmissione) – hanno catturato l’attenzione della critica musicale ed un pubblico sempre maggiore, aggiudicandosi numerosi premi. Nel 2006 esce il secondo disco “Bachelite” ed il regista Pierr Nosari gira un documentario sulla band emiliana consolidandone il sempre più ampio favore di pubblico. Il tour degli ODP è lunghissimo e il gruppo divide il palco anche con Kraftwerk e Aphex Twin. Nel 2012 esce il terzo album “Gioco di società” che porterà la band ad esibirsi perfino in Brasile.

Fabrizio, fotografo e fratello di Enrico Fontanelli – membro della band prematuramente scomparso nel 2014 – li ha seguiti e ritratti in tutti i concerti reggiani (dalle presentazioni dei tre album avvenute sempre in circoli Arci locali, alle registrazioni in studio, realizzando gli shooting per le riviste, fino all’ultimo concerto live) testimoniando il loro attaccamento viscerale al territorio, raccontando con ironia la storia politica locale ed italiana senza tralasciare storie di vita quotidiana narrate da Max Collini.

La prima retrospettiva sugli OfflagaDiscoPax si compone di oltre 50 scatti di Fabrizio Fontanelli e memorabilia da palco che hanno contribuito a creare l’immaginario della band. Le fotografie ripercorrono il successo del gruppo dagli esordi nel 2004 fino al 2013. In mostra anche le polaroid scattate da Fabrizio durante la registrazione del terzo disco “Gioco di società” presso il Bunker studio di Rubiera (RE) ed il documentario OfflagaDiscoPax (rockumentary) diretto da Pierr Nosari nel 2009.

L’esposizione è corredata da un libro fotografico che contiene testi di Massimo Zamboni e Max Collini, in formato LP, ed in edizione limitata a 300 copie.

Fabrizio Fontanelli, classe 1967, inizia i primi passi a Reggio Emilia, negli anni novanta, con una piccola reflex Pentax. Dopo anni di ricerca e sperimentazioni, si confronta con la tecnologia digitale, senza più lasciarla. Dal 2008 apre il proprio atelier in Via dei due gobbi n.3, fondando quello che negli anni si consolida come “Atelier Viaduegobbitre”, sede di uno degli spazi Off più frequentati e conosciuti di Fotografia Europea. Espone a Milano nella Galleria Mazzoleni, a Roma nello spazio espositivo de la Libreria Le Bistrot, finalista al premio Sinestesie a L’Aquila nel 2010. Nel 2017, in occasione del MIA, presenta: “Les sons de la terre”, “Talking hands” e “Legami”.

All’interno della manifestazione “Fotografia europea”, il libro sarà ufficialmente presentato domenica 22 aprile 2018, alle ore 18, in Polveriera (via PG Terrachini 18, RE), alla presenza del fotografo Fabrizio Fontanelli, della curatrice Simona Borrillo, di Max Collini (OfflagaDiscoPax, Spartiti) e Daniele Carretti (OfflagaDiscoPax, Felpa), del musicista Massimo Zamboni (CCCP, CSI), del giornalista Maurizio Blatto e di Federico Amico (ARCI Emilia-Romagna).

La mostra (19 aprile -13 maggio 2018) è composta da 50 fotografie ed è curata da Simona Borrillo e ONO arte. Il libro edito da Corsiero Editore, é realizzato con il contributo di Arci Emilia-Romagna e i diritti d’autore sono interamente devoluti alla Fondazione Grade Onlus che da anni sostiene lʼattività ospedaliera del Reparto di Ematologia dellʼASMN di Reggio Emilia. Ingresso libero. Con il patrocinio del Comune di Bologna.

©Fabrizio Fontanelli

ORARIO

dal martedì a venerdì 15 -20
sabbato 10.00 – 13.00 e 15.30 – 20.00

DOMENICA E LUNEDì CHIUSO

INGRESSO LIBERO

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1971

Postato il

 

 

 

Giovedì 12 aprile alle 18.30

Libreria Bodoni/Spazio B
via Carlo Alberto 41
Torino

1971
di David Hepworth
Sur Edizioni

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“Il 24 gennaio 1971 David Bowie prese il suo primo volo per gli Stati Uniti. Fu il viaggio più importante della sua vita. La sua carriera aveva avuto una battuta d’arresto dopo che Space Oddity aveva conquistato la vetta della classifica dei singoli nel 1969, ma lui era sotto contratto con la Mercury Records, che stava per far uscire il suo disco The Man Who Sold the World sul mercato statunitense. Aveva anche un nuovo manager, Tony Defries, assistente di un avvocato, che era riuscito a convincere la Mercury a mandare Bowie in America per la campagna promozionale. Nel 1971, per esibirsi durante una visita del genere, gli artisti dovevano avere un accordo ufficiale di scambio con il sindacato dei musicisti americani. Essendo privo di quel permesso, Bowie non poteva tenere nemmeno un concerto”.
David Hepworth è uno dei più importanti giornalisti musicali inglesi ed è stato l’ideatore di alcune tra le più prestigiose riviste del settore come Smash Hits, Q, Mojo ed Empire, riviste che hanno fotografato la società contemporanea e i suoi cambiamenti attraverso la musica e i suoi protagonisti.
Con 1971 (edizioni sur) si è soffermato sull’anno che rappresenta il momento di passaggio fondamentale e cruciale per la musica moderna, il suo anno 0.
Mese per mese Hepworth, seguendo un rigoroso filo cronologico, rivela episodi e aneddoti, racconta i personaggi che sono diventati Icone generazionali: Bowie, Jagger, Nick Drake, Zappa e molti altri.
Un libro, questo, appassionante e coinvolgente rivolto a tutti i lettori e non solo agli appassionati di musica.
Un incontro imperdibile.

Con David Hepworth dialogano Maurizio Blatto e Carlo Bordone.



No Future Day – Franti

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Paolone aka, Claudio Paletto e Stefano Giaccone

vi invitano alla serata/evento/happening

NO FUTURE DAY

FrAnti fa 35 anni

GIOVEDI’ 29 MARZO

Ore 19.30

circolo culturale

AMANTES

Ingresso libero con tessera ARCI

Via Principe Amedeo 38/a

TORINO

ingresso libero con tessera ARCI

DJ set/Video/Musica dal vivo/

Ricordando un Futuro

Paolone aka DJ SET 

Knohts DJ SET

Miguel Acosta

Ugo Guizzardi

Fra Diavolo

Airportman

Carlo Giaccone

Luca Della Torca

Giovanna Mais

Stefano Giaccone

Le Voci del Tempo

Lalli

Stefano Risso

Vanni Ex

Max D’Ambrosio

Marco Ciari

Maurizio Blatto

Paolo Spaccamonti

Roberto Tax Farano

Claudio Paletto

Dante Giaccone

Giorgio Mirto

Lamberto Curtoni

Giuliano Tomaj Tremea

Miguel Piccolrovazzi

Hector Valmassoi

franti

 


Andrea Ballarini

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andrea-ballarini

 

-vinile o cd?

Principalmente vinile ma acquisto regolarmente anche in cd.

 

-primo disco comprato
Non ho un ricordo preciso, forse Whatever People Say I Am That’s What I’m Not degli Arctic Monkeys.

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-ultimo disco comprato

Drexciya Harnessed The Storm

drexciya

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-il disco che hai cercato per più tempo

Aphex Twin Selected Ambient Works Vol. II

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-il disco che ti rende più orgoglioso

Alan Vega Saturn Strip

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-il disco più bello comprato da Backdoor

Slint Spiderland, che è anche il primo comprato in assoluto da Backdoor

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-il disco più brutto comprato da Backdoor

Qualcosa che poi non si è rivelato un granché l’ho comprato, ma ho dei bellissimi ricordi legati a ogni disco comprato da Backdoor quindi non farò nomi !

-come è ordinata la tua collezione?

Come per ogni Castoro l’ordine segue delle leggi comprensibili solo dal proprietario stesso !

-i “tuoi” cinque dischi
Frank Ocean Blonde
Beach House Teen Dream
Kanye West 808s & Heartbreak
Vampire Weekend Vampire Weekend
Burial Untrue

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-il “tuo” disco cult

M83 Dead Cities, Red Seas & Lost Ghosts

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

Una mia grande passione è l’Rnb anni 90 e inizio anni 2000, Tlc e Aaliyah in particolare.

In genere sono attratto dai grandi fenomeni pop a partire da Britney Spears fino alle più recenti Ariana Grande e Taylor Swift, anche se l’elenco da fare sarebbe veramente lungo.

AALIYAH

 

 

 

 

 

 

 

 

-cinque canzoni “tue”

Kanye West Runaway
Drake Marvin’s Room
Vampire Weekend Diplomat’s Son
Frank Ocean Novacane
Burial Come Down To Us

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-qualche concerto memorabile

The National 1 Luglio 2013 all’Ippodromo del galoppo di San Siro.

Ma anche la reunion degli Slowdive a Padova nel 2014, sempre The National nel 2014 all’anfiteatro del Vittoriale, 

The Cure a Bologna nel 2016 e il Pitchfork Festival di Parigi del 2013

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-un concerto drammatico

Drammatico forse no, però ecco Levante in apertura agli Interpol un po’ l’ho giustamente patita !

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-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Juventus
Kanye West Stronger

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Il cinema, ovviamente.
https://letterboxd.com/anba94/

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Votazioni Backdoor 2017

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Per ultimi, ma più belli, ecco i risultati finali delle votazioni dei clienti Backdoor 2017

VOTAZIONI CLIENTI

BACKDOOR 2017

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I migliori 20 dischi del 2017:

1-Mark Eitzel “Hey Mr Ferryman

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2-Slowdive “Slowdive

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3-Peter Silberman “Impermanence

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4-LCD Soundsystem “American Dream”

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5-Godspeed You! Black Emperor “Luciferian Towers

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6-King Krule “The Ooz

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7-Beach Fossils “Somersault

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8-Real Estate “In Mind

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9-Havah “Contravveleno

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10-Arca “Arca

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11-Gaussian Curve “The Distance

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12-Lucio Corsi “Bestiario Musicale

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13-Edda “Graziosa Utopia

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14-Michael Head & The Red Elastic Band “Adios Senor Pussycat

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15-GAS “Narkopop

gas

 

 

 

 

 

 

 

 

16-Fitness Forever “Tonight

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17-Lali Puna “Two Windows

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18-Selfimperfectionist “Making A False Move

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19-Courtney Barnett and Kurt Vile “Lotta Sea Lice

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20-Kelela “Take Me Apart

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Miglior concerto dell’anno

Ben Frost (Club To Club, Torino)

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Miglior canzone dell’anno 

1-Fitness Forever “André

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2-The National “The Day I Die

3-Billy Bragg “Full English Brexit

 

Miglior disco italiano dell’anno 

1-Fitness Forever “Tonight

fitness-forever

 

 

 

 

 

 

 

 

2-Edda “Graziosa Utopia

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Miglior ristampa dell’anno

1-Flavio Giurato “Il Tuffatore

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2-Neil Young “The Hitchiker

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Un bel libro letto nel 2017 (anche vecchio):

1-Giorgio Fontana “Un solo paradiso

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Una cazzata (compiuta da te) nel 2017:

ad ognuno la sua, ma ecco una buona selezione:

-ho comprato un cd di canzoni interpretate da Sponge Bob interamente in tedesco

-a Modena. Ero a pranzo in un ristorante molto chic e ho chiesto al cameriere dell’olio piccante da mettere sui tortellini in brodo. Si è scatenato il panico.

-ho battuto e confermato in negozio uno scontrino da € 7500

-un paio di mesi fa, alla settimanale partita di calcetto, “ho fatto palo!” (cit.) Nel senso che la partita era già finita, il campo in realtà era il parcheggio sotterraneo, il palo era un pilastro di cemento, il pallone era la mia auto (in retromarcia, quindi un palo “no look”). In fondo, tutto sommato, è accaduto soltanto che quella partita, anziché euro 5,50, mi è costata euro 205,50. E non ci si pensa più. PS: avevo anche giocato male.

-decidere di completare la discografia dei Can.

-il trasloco con un bambino di venti giorni e uno di quattro anni e mezzo. Abbiamo sottovalutato la situazione, ma stiamo bene.

-aver tentato di cucinare un riso in bianco

-aprire la porta di un garage a soffietto lasciando il dito fra le aperture del soffietto e tirando vigorosamente con l’altra mano per chiudere. Il risultato è nella variegatura delle bestemmie immediatamente successive al fatto.

-troppe.

-nessuna.

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Ti svegli al mattino e sei cuboidale, dai la colpa a un disco:

spiccano

Maurizio Vandelli solista, Bandabardò, Kendrick Lamar, qualsiasi disco di violini, Van Dyke Parks e Kamasi Washington (insieme), il folk (qualsiasi folk)

cuboidale

 

 

 

 

 

 

 

Commenta come se fossi il Signor Franco l’ultimo disco di Povia (anche se non l’hai mai sentito):

non pubblicabili, ma saremo lieti di raccontarvele direttamente in negozio

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Hai perso una scommessa e devi pagare pegno.

Scegli tra:

1-ti presenti alla cresima di tuo nipote vestito come Freddy Mercury nel 1977, con la tuta aderente arlecchino.

2-ti accomodi in prima fila a un concerto di Snoop Dogg con addosso la parrucca di Trump

3-per due settimane consecutive vai in discoteca e balli con convinzione L’ombelico del mondo di Jovanotti. Sempre.

4-vieni rinchiuso per sei ore in uno sgabuzzino con un radiolone che trasmette soltanto canzoni di Max Pezzali

vince, di pochissimo, l’opzione 4

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Befana e Natale

Postato il

Oggi, in omaggio alla Befana e alla vecchia regola che non si può lavorare sempre (soprattutto nelle feste), siamo chiusi.

Ma vogliate gradire le foto del party (fantastico, grazie Direttore) di Natale.

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buon anno, amici

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Ecco una bonus track.

Lo so, stasera danzerete e avrete a che fare con dj più o meno improvvisati.

Mi auguro che vi passino Shine A Little Love dell’Electric Light Orchestra, sono certo che darete il massimo.

https://www.youtube.com/watch?v=GJuTIxwQw0k

Sotto potete leggere un mio vecchio MyTunes su di loro, spero gradirete.

MyTunes è la mia rubrica storica su Rumore

http://rumoremag.com/

A proposito, secondo me è stata una grande annata per la rivista.

Lo dico sul serio, qualitativamente senza pari.

Compratela, abbonatevi, dai.

Comunque Buon Anno a tutti.

Fatevi onore

E grazie

Maurizio

elo

 

 

 

 

My Tunes

di Maurizio Blatto

 

Shine A Little Love

Electric Light Orchestra

 

“Sei stato selvaggio, un tempo. Non lasciarti addomesticare”.

(Isadora Duncan)

 

“Al limite, portati gli E.L.O.”, questo il saggio consiglio del mio subappaltatore: Tony, in arte D.J. Hooker, abile gioco di parole (apprezzato da tutti) su T.J. Hooker, il poliziotto del telefilm anni ‘80. Tony era un riempipista totale ed era stato ingaggiato per un compleanno in un locale affittato per l’occasione, appena oltre il centro cittadino. “Ho il matrimonio di mia cugina, vai tu al posto mio, è una serata facile, gente senza pretese. Al limite, portati gli E.L.O.” All’epoca io mi esibivo come D.J. Salinger, abile gioco di parole (compreso da nessuno) sullo scrittore J.D. Salinger ed ero uno svuotapiste totale, il classico appassionato che confonde le proposte radiofoniche notturne con le giuste pretese ginniche dei danzatori. Ma i soldi mi facevano comodo e accettai, mettendo in borsa Discovery dell’Electric Light Orchestra. Quel disco è un killer, va detto. Ha almeno tre singoli bomba e la sua zuppa Beatles + disco + archi + assoli da session man + prog britannico è talmente improbabile da affascinare in partenza. E poi Jeff Lynne, con il look immutabilmente peloso e gli occhiali da Fiat 128 Rally non può non ispirarti simpatia. La festeggiata, una donna la cui solida avvenenza sembrava non interessare nessuno, si aggirava nervosa per la sala, tristemente agghindata come una festa delle medie per quarantenni, e mi indicò la mia postazione giubilandomi con un minaccioso “Mi raccomando”. I segni della tragedia erano tutti luminosamente evidenti, cabaret di panini dolci (salame e un velo di burro, persino la capricciosa già vermiglia), alcuni festoni refrattari allo scotch, seggiole da sede periferica di partito allineate e invitati privi di qualsiasi amalgama. Iniziai a sudare. Feci girare i primi vinili, musica di sottofondo, azzardai un Aztec Camera, che venne accolto senza nemmeno un cenno di comprensione, e proseguii incurante, con la cuffia appoggiata su un solo orecchio, indizio inequivocabile, insieme alla birra affiancata al mixer, che ero uno che la sapeva lunga. Nessuno ballava, chiacchieravano con la tensione tipica delle occasioni in cui sottilmente si inizia a domandarsi “Ma alla fine, qui succede qualcosa?”. Si avvicinò uno che riconobbi all’istante come un dirigente di Rinascimento Proletario e mi guardò con disgusto. Esplodeva Curtis Mayfield e lui mi chiese “Stasera la musica è tutta così?”. Quanti dj (veri) si sono sentiti rivolgere questa domanda? Plotoni, immagino. Così come? Che cazzo vuoi, Claudio Lolli? Gradisci accomodarti tu qua dietro ad allietare questa manica di disgraziati? “Tranquillo, ora ci scaldiamo”. Perfetto, parlavo già come il portinaio di Cecchetto. Iniziai a guardare il disco degli E.L.O. e a interrogarmi su quale pezzo scegliere. Misi però London Calling dei Clash e all’improvviso, come scosso da un esperimento di Tesla, uno si catapultò al centro della pavimentazione e iniziò a ballare in modo scomposto. Mimava i riff di chitarra e serpentaggiava più veloce della musica, un presobene, si direbbe ora. Bravo Snodarello, tu sì che mi dai soddisfazione. Anche il dirigente di Rinascimento Proletario sembrò gradire e capii di avere la situazione in pugno. Ma la smarrii all’istante con l’azzardo di un Talking Heads (Once In A Lifetime, direi) filologicamente inoppugnabile, apprezzata però unicamente da Snodarello, al cui confronto David Byrne appariva un tramezzo di onice. La pista era Piazza Tienanmen, io il carrarmato, Snodarello l’eroe, intorno il nulla. Avrei voluto telefonare a Tony, strapparlo dai parenti e dal taglio della cravatta, e portarlo qui all’istante. T.J. Hooker avrebbe saputo come sbloccare il dramma, io distinsi il profilo di Alles Ist Gut dei D.A.F. nella mia borsa e capii di essere un disadattato sociale. Un invitato la cui nullità seduttiva l’aveva fatto sembrare un ingegnere a dodici anni per poi coglierlo ragioniere nella bara, attraversò diametralmente lo zero abitativo della sala da (non) ballo, con la stessa tenacia di un figurante di Walking Dead in attesa di essere ingaggiato trent’anni dopo. Il segnale andava interpretato, quindi misi mano agli E.L.O.. Mixai con la grazia di un carpentiere e sparai dritto Shine A Little Love, giusto perché era la prima e non potevo permettermi di perdere tempo. Era la mia occasione residua e fece clamorosamente centro. Probabilmente tutti sapevamo di essere al capolinea, quella canzone era l’ultima stazione di rifornimento e facemmo tutti il pieno, per darci fuoco. Gli E.L.O. misero insieme synth, bassone funky, violoncello, falsetto, chitarre californiane, battimani e uuuhhh assortiti. Tutto dentro, ma sì. Gli invitati ballarono senza nessuna esclusione, persino una che si lamentava della sua carriera di bidella e aveva confrontato i turni di ferie con un presunto collega dai mocassini di pelle di ratto, si lanciò senza esitazioni. Snodarello era un dio pagano e le sue movenze attirarono nella mattanza del divino sculettare anche la festeggiata, finalmente al centro di quel microcosmo senza speranze. Tirò su la gonna centimetrandola sopra il ginocchio: avevo vinto. Jeff Lynne diceva hai fatto brillare un po’ d’amore nella mia vita. Sante parole. Dovetti rimetterla da capo almeno sette volte. Nel “bianco” della puntina che tornava all’inizio tutti urlavano uuuhhh e battevano le mani. Il dirigente di Rinascimento Proletario era sudato come un beluga appena emerso dalle acque e distinsi addirittura un biondo esangue in pantaloni di velluto che beveva a canna dalla bottiglia del Ginger battendo il tempo con il piede. Sono soddisfazioni. Tutti diedero il massimo, come gli E.L.O., sfasciarono la gabbia di remore e azzannarono la vita, buttando tutto dentro, umori, odori e ardori. All in. Me ne andai battendo il record di dj che ha messo più volte nella serata lo stesso brano, mi pagarono e ricevetti anche una fetta di torta incartata accuratamente, come si fa nelle famiglie per bene. Mi concessi il lusso di un uuuhhh poco dopo aver salutato. Tutti risposero all’unisono sorridendo. Fu il punto più alto della carriera di D.J. Salinger, certificato dall’ultimo sguardo che buttai a Snodarello e alla festeggiata, attaccati e vibranti al soffitto, come due pipistrelli uniti in sacro rito dal Super Attak Power Flex. La vita è una cosa semplice, non abbiate paura. Al limite portatevi gli E.L.O.

 

Discovery è il disco numero otto della Electric Light Orchestra. Uscito nel 1979, ha venduto cifre spropositate grazie anche a sberle come Last Train To London, Don’t Bring Me Down e, ovviamente, Shine A Little Love. Gli E.L.O. sono il guilty pleasure che (forse) non sapevate di avere.

 

 

 

 

 


24-il calendario dell’avvento di Backdoor

Postato il

24-Vince Guaraldi Trio “Christmastime Is Here” (1965)

https://www.youtube.com/watch?v=SvK3jEXJFdg

charklie-brown-xmas

 

E così eccoci. Siamo arrivati alla fine.

Nessuna canzone esprime il senso di quiete e leggera malinconia del Natale più di Christmastime Is Here, scritta per lo speciale tv “A Charlie Brown Christmas” del 1965.

Ho sempre amato i Peanuts e la prima volta che ho visto lo special sulla Rai sono rimasto immobile e commosso.

Mi sono sentito un Charlie Brown (chi non lo è un po’?) in poltrona.

Cosa che, temo, sarò per sempre, in un mondo dove gli adulti non compaiono mai forse perché i bambini sanno già tutto.

Meglio e più di loro.

Quindi ci salutiamo così? Vagamente tristi?

Bè, no.

Beccatevi questa.

Passa una ieri, disperata.

“Mi serve un disco per mio marito, aspetti che me l’ha detto per telefono il titolo e l’ho scritto”.

Lavora duramente nelle tasche e mi porge un biglietto di carta con scritto:

TONY degli U

tommy-who

 

 

 

 

 

 

 

 

Perfetto. Ce l’abbiamo, le porgo il disco, che è nuovo e sigillato.

“Ah, meno male. Quanto costa?”.

Comunico il prezzo.

“Emmammia!”

La conforto. “Signora, sono due vinili, è un doppio”

“Ah sì? E allora faccia così, me ne dia uno solo, così lo pago la metà”.

Buon Natale amici, e grazie di tutto

Maurizio Blatto

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