Come da tradizione,
domenica 20 dicembre Backdoor sarà aperto
e vi aspetta il 24 mattina per l’immancabile brindisi indie rock con amenità assortite
(panettone di farro, regali texani, spumante pop…)
Vi aspettiamo!
Puntuale come l’agrifoglio e il desiderio di evadere,
ecco che Natale porta anche l’immancabile scheda per le votazioni.
Qui sotto.
Esercitate il vostro sacrosanto diritto di voto,
una democrazia evoluta si vede anche da questo.
dai
Migliori 10 dischi del 2015:
(i virtuosi possono spingersi fino ai primi 20.
I disturbati sessuali anche fino ai migliori 50)
Miglior concerto dell’anno
Miglior canzone dell’anno
Miglior ristampa dell’anno
Disko minkia
Nobel:
Inspiegabilmente l’intera Accademia Reale Svedese è colta da un’influenza intestinale.
Tocca a te e soltanto a te assegnare i Premi Nobel.
Ma li puoi consegnare soltanto a gente del mondo musicale.
Ecco i premi (volendo, puoi motivarli)
-Premio Nobel per la fisica
-Premio Nobel per la chimica
-Premio Nobel per la medicina
-Premio Nobel per la letteratura
-Premio Nobel per l’economia
-Premio Nobel per la pace
-Premio Nobel per il picio
(recente introduzione. Per i non piemontesi, è da intendersi come il Premio Nobel per l’idiota)
Ore 8,30
Colazione (offerta) e trenta minuti di Creative Morning
(tutto da Born in Berlin, Via San Dalmazzo 9A, Torino).
Maurizio Blatto: Job’n’Roll
https://creativemornings.com/talks/job-n-roll-with-maurizio-blatto
https://www.facebook.com/CreativeMorningsTurin/?fref=ts
Ore 21,30
Casseta Popular, Via Tripoli 56, Grugliasco
Per quelli che sanno dove è nato Geronimo Barbadillo (Lima, 1952), ma anche per chi la domenica pomeriggio guardava Corrado in tv invece di andare allo stadio.
Abbigliamento sportivo (maglie, sciarpe) consigliato.
Conduce Maurizio Blatto, arbitra Giorgio Pilon.
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Riprendo il privè dopo lungo tempo, per una disquisizione privata, noiosa, scontata, e rivolta soprattutto a me stesso. Desistete subito dalla lettura.
Avevo accolto come una benedizione il fatto che il derby si svolgesse alle 18,00 del sabato. Per una volta l’idiozia dell’asservimento alle esigenze televisive del calcio a tutte le ore giocava a mio favore. Ero in negozio, lavoravo, e non avrei potuto vederlo. Una forma di autodifesa, un pezzo di cartone a riparo dalle inevitabili raffiche di incazzature, sfighe e livore. Verso le 17,45 Backdoor si è svuotato e la scintillante Piazza Barcellona si è abbandonata al suo presente di immondizia e macchine parcheggiate fuori dagli spazi blu a pagamento. Da lì in poi qualche disgraziato che tirava già i mortaretti di capodanno (mancano solo due mesi, in fondo), un imprevedibile acquirente di Zappa e poi il nulla. Due amici a confortarmi nel finto disinteresse. Il primo ci ha salutato al termine del primo tempo, il secondo mi ha sostenuto fino alla fine. Grazie Andrea, per giunta avevamo festeggiato il tuo compleanno. Ascoltavamo dischi che ci ricordavano i nostri gruppi preferiti: gli Ultimate Painting per i Velvet Underground, gli Eyelids OR per i Big Star. Poi ogni tanto aggiornavamo il sito di Repubblica e guardavamo il risultato. 1-0, merda. 1-1 Bovo, incredibile. Ci imponevamo di stare di là, in negozio tra i vinili. Non facciamoci del male, torniamo tra dieci minuti, quanto manca? Poi, verso la fine, non abbiamo resistito e i tempi di verifica si sono accorciati. Teniamo il pareggio, va bene così, va bene così. Fisicamente ci siamo spinti via dal computer. Torniamo alla fine. E così abbiamo fatto, con lo stomaco a pezzi e una vaga certezza di esser massacrati da quanto avremmo letto. Inevitabilmente, è andata come temevamo. 2-1 per la Juve, ultimo secondo, Cuadrado. Di nuovo. Non è possibile, dai. Che sfiga. No, forse gli altri hanno più voglia di vincere. Vero, magari siamo noi che non sappiamo mai tenere il risultato. E avanti così, l’ancora dopo ve lo risparmio. Andrea, che non era nemmeno nato quando abbiamo vinto l’ultimo scudetto, se n’è andato nel buio metallizzato di fine giornata e io ho tirato giù la serranda. Ecco, questa è l’immagine definitiva del mio rapporto con il Toro e con il calcio: chiudo. Sono esausto, per me va bene così, non ne ho davvero più. Fine. Conosco gente che ha smesso con l’eroina (e si è di sicuro divertita più di me), dovrei farcela anche io con il Toro. E l’unico modo che conosco per staccare è quello del tacchino freddo, mollare tutto subito. Ho appena dato disdetta a Sky Sport (rinunciando persino al mio adorato tennis), certo che non vedere è già quasi non sapere, e quindi non patire. Mentre tornavo a casa ho trovato il metrò pieno di mostri. Fittizi, con le facce imbiancate e i ragni di gomma, che andavano a festeggiare Halloween da qualche parte. E reali, un gruppo di ultras romani della Juve, sovraeccitati, che puzzavano di birra e avevano dei tatuaggi fatti male sul collo. Esibivano scritte nazi fasciste sugli zaini e mostravano evidente ostilità verso un ragazzo di colore seduto davanti a loro. Io non voglio avere più nulla a che spartire con tutto questo, sono stato un ragazzo di curva, ma non ho mai subito il fascino degli ultras. Mai. È gente che al di fuori dello stadio disprezzo profondamente e non capisco perché dovrei tollerare intorno al prato di gioco. Gioco che peraltro mi annoia da anni, sempre più simile a un disco di Springsteen: pochezza assoluta pompata dalla retorica più stordente. Odio i calciatori, tutti tatuati come dei circensi in avaria, esagitati nell’esultanza, irrimediabilmente simili al loro primigenio generatore: Diego Armando Maradona, il sire della volgarità e del qualunquismo populista. Non vado più allo stadio da una vita e mi domando come mi possa ancora appassionare dopo Moggi, i mondiali in Qatar, i boia chi molla scritti a biro sulle maglie, le scommesse, i politici che vanno a caccia di voti in curva, gli errori di grammatica sugli striscioni. Basta, sono pieno di dischi da ascoltare e libri da leggere. Voglio essere come quelli che non sanno nemmeno chi ha vinto l’ultimo scudetto, invidio il mio amico Antonio, che non ha più il suo Brindisi da tifare. Ecco, desidero anche io non avere più nessuno da tifare. Essere ateo, sganciarmi anche da questa presunta “fede”. Ho mollato gesùcristo, dovrei farcela anche con Cristian Molinaro. Quindi ho preso tutti i libri sul Toro e sul calcio, le maglie e le sciarpe e le ho messe in un baule, vicino all’abbigliamento da sci e ai quaderni delle elementari: tra le cose morte. Domani compio quarantanove anni e sento il dovere di regalarmi un briciolo di ragionevolezza. Giusto smettere con il Toro di Ventura, un allenatore che, mi sia concesso, ho sempre detestato. Lui e il suo presuntuoso calcio alla Lucio Fontana in orizzontale, tagli continui, ripetuti, inutili, eterni, con la sola variante di un passaggio indietro al portiere (lo so, quello non è un portiere). Giusto smettere con un campionato dominato da giocatori stranieri, la cui maggioranza è stata scelta per il fisico e non per i piedi. Giusto smettere dopo una sconfitta con la Juve, squadra che ho ovviamente odiato sportivamente e per ciò che (e chi) rappresenta nella mia città. Ultimo allenatore amato: Gianni De Biasi. Ultimi calciatori che mi hanno esaltato (per ragioni diametralmente opposte) Matteo Darmian e Maxi Lòpez. Idoli di sempre: Paolo Pulici e Gary Lineker. Io me ne vado. Buona fortuna a chi resta. Addio.
Maurizio Blatto
(in sottofondo The Tired Sounds of Stars of the Lid)
PS
il mio vero addio al calcio, felice e tra amici, sarà questo.
Venerdì 27 novembre, ore 21.30:
- See more at:
http://www.cassetapopular.it/il-cuore-dentro-alle-scarpe-atto-terzo/#sthash.WYrrrLMd.dpuf
“Scusa, ti spiacerebbe andare a chiacchierare da un’altra parte, stai disturbando. Vorrei sentire il concerto”. Pausa (breve). “Oh, ma mica siamo a teatro”. Ecco, negli ultimi tempi succede un po’ troppo spesso. Vai a sentire qualcuno e la gente parla, parla, parla, parla. Magari esattamente sotto il palco e urlando per sovrastare il suono di chi si sta esibendo. Bene, avete rotto i coglioni. Nessuno vi ha obbligato a entrare (nemmeno se è gratis. A proposito, basta anche qui. Mettete un biglietto equo e pagate i musicisti), le sale spesso sono vuote, è pieno di bar, piazzali antistanti, terrazze sui fiumi sui quali specchiarvi in tanta bellezza alternativa. Andate lì. Se siete venuti per ascoltare chi suona, fatelo, con un comportamento adeguato (no mutismo, no sproloquio: umani), altrimenti ciao. Imparate almeno che cosa vi piace (regola fondamentale della vita) e non rompete il cazzo al prossimo (regola fondamentale della vita). A questo proposito pubblichiamo sotto un apprezzato commento sul tema. Dimenticavo, alla replica del teatro si può controbattere con “Sì, ma non è nemmeno un simposio sul precariato”, “Certo, ma non siamo neppure nel recinto delle oche”, “Vero, ma il Processo del Lunedì non mi interessa”. Le possibilità sono infinite (schiaffoni included, com’è ovvio). Alè.
Maurizio Blatto
Durante l’ultima settimana ho avuto la fortuna di assistere, in prima
fila davanti al palco, a quattro ottimi concerti; pubblicherò di seguito
le statistiche relative al volume del chiacchiericcio percepito nelle
prime file che, per l’ennesima volta, ha impedito al cretino che sta
scrivendo questo post di poter assistere a quello che considerava un vero
e proprio evento, atteso per tutta l’estate.
Non menzionerò i nomi degli artisti poiché vorrei evitare inutili imbarazzi.
- giovedì sera, ore 23:00, chitarra solista ed effetti: 70% vacanze,
partenza stentata della Juventus in campionato, esami da completare,
cambiamenti generazionali in stile Pacifico (cfr. Class, 2014, Mondadori)
20% dischi comprati due giorni prima
10% pettegolezzi sui baccagli
-giovedì sera, ore 24:00, quartetto storico, atmosfera perfetta, approccio
elegante: 20% ” questo drink lo facevo meglio io” 30% la
Juventus si riprenderà 40% pettegolezzi sulla strumentazione 10% ma a
Milano c’è ancora il Tunnel?
- sabato sera, ore 1:30 am, sul palco c’è un’istituzione vivente,
oltre trent’anni di carriera: 50% esplosione dei filmati caricati su
cellulare in precedenza, in sincrono, roba da far impazzire i server 1%
“cazzooo, l’Africa, hai capito? L’A F R I C A!”, 49% non
sono in grado di trasmettere la statistica poiché mi si è annebbiata la
vista…
A quel punto mi sono aggrappato alla transenna e ho guardato lo schermo; i
suoi dischi li ho, li avrei riascoltati a casa la domenica mattina.
Giorgio Pilon
Piccolo sondaggio backdooriano.
alla fine hanno vinto gli estivi di un punto. Così è.
-mi piace l’estate
Mi piace osservarla, l’estate. Prendermi il tempo per assaporarne i profumi, gli odori. Tutti. Il lungomare come piano sequenza.
-elencare qualche aspetto positivo dell’estate
Immaginate serate bollenti, di fronte al mare, corpi che si sfiorano, sudore, eccitazione naturale o artificialmente catalizzata da pastiglie e bevande dai colori improbabili. Il ritmo che pulsa e i cuori che accelerano per stargli dietro. E poi il silenzio. Il sole mostra il primo frammento di circonferenza dalla linea blu del mare e un altro giorno chiude il sipario su bicchieri mezzi vuoti abbandonati sui tavolini, frammenti di carta da filtro, puzza di urina mista a olio solare. Io sono quello che ama respirare il presente che i corpi sudati macinano gioiosi. Osservare piuttosto che partecipare. Arrivare quando tutta l’urgenza del vivere ora, qui, come fosse l’ultimo respiro prima di morire, finalmente si quieta. E’ un lampo (caldo e avvolgente) di serenità, prima che la festa ricominci fra qualche ora. La mia isola, dove quell’immensità blu ci guarda e determina il mio limite. L’estate metafisica. L’isola come concetto atemporale.
-una descrizione tua estiva
Poco prima del tramonto, in riva al mare. Quando un buffo di sole accarezza ancora le pelli stanche e il flusso di persone comincia a lasciare il bagnasciuga. Ascolto uno fra Masin, Battisti o qualche genietto pop inglese che ha sognato i tropici in cartolina. Osservo quei sorrisi, quei corpi pronti per darsi alla notte o per l’ultimo tuffo e li abbraccio. E’ la cristallizzazione massima di tutti i presenti possibili. Vorrei non finisse mai.
-un disco e/o un libro per esaltare l’estate
Solitamente e per contrasto il libro è un volume enorme, anche faticoso, che richieda la necessita di cullare il tempo. Quest’anno sarà Gli Increati di Antonio Moresco. Le canzoni, tante, per ogni anno passato al mare, d’estate: Jolla di Tempelhof e Gigi Masin, La Canzone del Sole di Battisti, Wild Horses dei Prefab Sprout, Summer Babe dei Pavement, Forgotten Bridges di Stuart Moxham e Louis Philippe per dirne alcune. Forse come disco, sceglierei Subtitulo di Josh Rouse, che racchiude un pò tutto.
-premio crema solare a:
Personaggio: Lucio Battisti
Oggetto: Definitivamente la copertina di If WIshes Were Horses dei BlueBoy. L’estate del Cuore.
Sono un tipo definitivamente estivo.
Amo l’estate perché :
- il mio primo bacio fu in inverno, ma l’inverno romano del 1987: praticamente l’anticipazione dell’estate che sarebbe arrivata qualche mese dopo
- Loano a giugno in compagnia dei nonni con in cuffia gli Smiths
- la Juventus fa il vernissage a Villar Perosa e ogni volta che ci penso mi prende una malinconia inestinguibile.
La glorifico ascoltando questo capolavoro, ogni estate:
Deutsch Nepal + The Moon Lay Hidden Beneath a Cloud A Night In Fear
La mia situazione estiva perfetta:
Piazza Bologna ( Roma) ad agosto, l’asfalto prende fuoco e la piazza circolare diventa un vortice nel quale dimenticare se stessi.
Sono un tipo estivo.
- pantaloni corti da giugno a settembre, cedrata e panaché
-disco: Nozinja Nozinja Lodge
-libro: Etgar Keret Sette anni di felicità
-premio crema solare: Giampiero Ventura
-elencare qualche aspetto positivo dell’estate
Le ragazze si vestono meno
Non lavoro per un mese
Le pesche
e la glorifico in questo modo
Picol Lis Neris, temperatura di servizio 11°
-una descrizione tua estiva
Tutti nudi a Matala
-un disco e/o un libro per esaltare l’estate
Poco prima dell’aurora Fossati-Prudente
Lo Straniero Albert Camus
-premio crema solare a:
Zonker Harris
Mi piace l’estate perché:
- fino all’anno scorso su Raitre compariva la pubblicità della Cedrata Tassoni;
- si corre il Tour de France;
- al cinema liberty di Bordighera proiettano le seconde visioni dei film che non sono riuscito a vedere nel corso dell’anno;
- in alta Val di Viù piove per tutto il mese di agosto.
e la glorifico:
- passando almeno un pomeriggio sul lungomare di Bordighera nella vana attesa di veder comparire all’orizzonte Robyn Hitchcock;
- ascoltando Climate of Hunter di Scott Walker e Frozen Orange di David Kilgour
- leggendo Se questo è un uomo e La tregua di Primo Levi.
Premio crema solare:
- al mitico Leo Junior (Beach Soccer World Championship Best Player and Top Scorer nel 1995, 1997, 1998 e 2000).
Voa Canarinho Voa!
Adoro l’estate.
Adoro la città vuota di agosto, andare in bici per le strade deserte, attraversare Corso Lecce col rosso, il silenzio. Mi piace il caldo stordente, l’aria che fluttua lontano sull’asfalto (questa potrebbe essere una posizione di minoranza).
Mi piace non fare niente, e d’estate non faccio niente (non è vero, ma mi piace pensarmi così).
E c’è il calciomercato, puoi illuderti che per una volta il Toro chissà.
Lo so, il mare, le zanzare, la domanda “quando/dove vai in vacanza” di gente a cui non interessa la risposta, e causa famiglia non posso più dare quelle belle risposte tipo “due settimane in Asia Centrale, dev’essere molto interessante”.
Poi, ci si deve divertire per forza, espressioni da Villaggio Turistico, la gente in montagna che va in auto ovunque. Non importa.
E poi la frutta, l’anguria e il ghiacciolo che ti fanno tornare adolescente.
E le pesche sono definitivamente più buone dei cavolfiori, questa non è una posizione di minoranza.
Ascolto poca musica, meglio musica fatta di poche cose (cantautori low fi, cose così).
Leggo libri lunghi e noiosi, classici, e mi chiedo perché lo faccio.
Quest’estate, La storia, forse Moby Dick.
Facile: sono un tipo non estivo.
L’estate, per quanto mi riguarda, inizia ad avere un senso solo al di sopra di una linea immaginaria individuata da queste coordinate: 50° 11′ 01” N, 0° 31′ 52” W (rif. Wikipedia, alla voce English Channel).
Lì si inizia a ragionare: cieli plumbei, stridio di gabbiani, zaffate di fish&chips, vento e pontili protesi verso il mare più bello che c’è.
Al di sotto è un inferno.
La montagna non mi piace.
Al mare(dove normalmente trascorro l’estate) mi scotto pure i piedi.
In città, persino ascoltare i dischi mi risulta faticoso.
Aspetti negativi dell’estate ?
Il sole (ovvio), la sabbia, le creme: la combinazione delle tre mi è letale.
E poi d’estate non c’è più nulla: non escono dischi, non c’è il campionato, il vitello tonnato scompare dai menù.
Infine non sottovaluterei, tra gli orrori dell’estate, i (pantaloni a) pinocchietto.
Per me è più che sufficiente.
Mi difendo così:
maglietta “JE SUIS CANTONA”, pantaloncini linea “Wawrinka-al-Roland-Garros”, ray-ban, birra cecoslovacca e Tuttosport.
Il tutto rigorosamente all’ombra.
Leggerò Underworld di De Lillo, ascoltando Head Over Hills dei Cocteau Twins.
Premio Aria Condizionata
A me stesso: una settimana sulla spiaggia di Margate con la felpa e A Distant Shore in cuffia.
Detesto l’estate
-elencare qualche aspetto negativo dell’estate
Potrei dilungarmi, ma cercherò di essere breve.
Calura e sensazione di pre-morte a parte elencherò un aspetto pratico ed uno estetico.
1. Ho caldo. Quanti soldi posso investire per ovviare al problema? Si riduce ahimè a una mera formula matematica: “Il grado di sopportazione della calura è inversamente proporzionale al denaro che si è costretti a spendere” Stare al fresco costa.
2. Bermuda e pantaloncini. Si pensa siano d’obbligo e a malincuore li uso anche io, ma il risultato è che qualunque uomo appare imbecille in pantaloncini, spesso perché non comprende che accoppiarli con calzature aperte peggiora la situazione. Se poi sei tedesco il calzino è d’obbligo e si scivola nel trash. Giusto per fare un esempio: qualcuno ha mai visto immagini di Clint Eastwood in calzoncini? Non ne esistono. Anzi con Sergio Leone girava western in Andalusia con tanto di poncho.
Mi difendo in questo modo
Vita pre-genitoriale:
Rimedio per afa #1 – Raggiungere i 1000-1500m sopra il livello del mare / psicadelia e kraut
Rimedio per afa #2 – Raggiungere i 1500-2000m sopra il livello del mare / elettronica
Rimedio per afa #3 – Viaggetto in paese nordico / wave e dark a palla
Rimedio per afa #4 – Mare (isole o sud) / ambient e post rock
Rimedio per afa #5 – Sala prove nei sotterranei dei Docks Dora / DIY
Vita genitoriale
Rimedio per afa #1 – Acquaticità in piscina comunale / Peppa e i suoi amici
Rimedio per afa #2 – In campagna dagli zii / Masha e orso
Rimedio per afa #3 – Liguria / Raiyoyo e/o DVD di Pimpa
-un disco e/o un libro per salvarsi dall’estate
Pochissimi possono davvero sfuggire all’estate.
Per quasi tutti è un lento soccombere. Consigli:
DISCO: William Basinski – Disintegration Loops // per un lento disfacimento
LIBRO: Michel Houellebecq – Sottomissione // eloquente direi
VISIONI: Fargo – Serie TV // 10 puntate di questa serie immerse nel gelo e nella neve potrebbero rinfrescare.
Detesto l’estate
-elencare qualche aspetto negativo dell’estate
L’estate mi ripugna e la odio più di Bruno Martino. È una stagione malefica inadatta al mio corpo, governata dalla pigrizia e dall’abbandono. Per uno come me, che vorrebbe perdere completamente l’olfatto, è insostenibile. L’estate puzza, i corpi marciscono (salite sul metrò verso le 13 e poi ne parliamo). Le città sono invivibili, i muri bollenti, scavi e lavori ovunque, bonghisti nelle piazze, immondizia e muri lordi di scritte hih hop. Perdo i sensi, tracollo. Odio la sensazione di divertimento obbligatorio che si porta dietro, è un capodanno lungo mesi. I pazzi sono nelle strade, tutta questa gente con i sandali, le Crocs, quelle scarpe orrende di carattere medico (Dr. Scholl), le canottiere, persino i piedi scalzi. Li temo. Il mare è quasi insopportabile, con la sensazione mefitica di salsedine sulla schiena, come fossimo bestie, e in montagna c’è troppa gente, arriva con le macchine, griglia ovunque, le radio con l’hip hop italiano. Mi sento svenire, conto i giorni che mi separano da ottobre, il meraviglioso autunno. Questa stagione mirabile che ristabilisce finalmente ciò che manca del tutto all’estate: il decoro. Non ce la posso fare, no.
Mi difendo in questo modo
Metto il condizionatore su 19 gradi e con il pulsante energetic (c’è un tizio muscoloso sul tasto).
Mi sdraio e resto immobile.
Mi alleno alla morte.
La versione di me che più ricordo con piacere è quella dell’estate del 2001. Tutti erano in spiaggia e dopo un po’ si accorsero della mia assenza. Quando mi trovarono ero in un parcheggio con il motore accesso, la faccia sul condizionatore al massimo e Sparklehorse che suonava.
Immobile, come se mi avessero sparato alla nuca.
-un disco e/o un libro per salvarsi dall’estate
non c’è scampo alcuno, se non siete strutturati.
Comunque ambient minimale: Loscil, Basinski, poco altro.
D’estate non leggo quasi mai.
-premio aria condizionata a:
“Sì, non c’è niente di male nella scienza. Sai, io tra l’aria condizionata e il papa, scelgo l’aria condizionata” (Woody Allen)
fa banalmente caldo, le giornate sono troppo lunghe, notte alle cinque di sera è bello, la gente si sente autorizzata a spogliarsi ignorando i propri limiti, la corsa alle ferie quasi obbligate perché è estate.
Mi difendo lavorando e godendomi la mancanza di code in tangenziale, parcheggi vuoti tutto con molta calma.
Mi premio con granite assortite e muri di casa spessi un metro ascoltando musica classica moderna nordica, minimalisti assortiti e sognanti, leggendo i primi due tomi de La mia battaglia di Karl Ove Knausgard La morte del padre e Un uomo innamorato.
buona estate a tutti comunque voi siate.
Non è che odio l’estate, preferisco evitarla specialmente dalle nostre latitudini, nel nord est produttivo.
Gli ultimi anni siamo scappati tra il 53 e il 64 parallelo nord, per prendere un po’ di refrigerio e allontanarci dalle masse che affliggono il mediterraneo. Quest’anno invece sarà un’estate italiana, non avendo molti giorni di ferie, ma sempre evitando spiagge e creme solari al cocco.
Come armi di difesa uso la birra, spritz e cocktail vari ghiacciati, mi chiudo in casa con le finestre oscurate e il condizionatore accesso.
Disco: la freschezza di Staying Home degli A Minor Place mi dà sollievo
Libro: la pesante afa descritta in L’eco di sparo di Massimo Zamboni, mi fa sembrare la nostra calura meno opprimente
Dopo quelle sugli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, esce in allegato al numero di luglio la quarta guida pratica di Rumore: gli anni Novanta raccontati attraverso 50 dischi cult selezionati da Carlo Bordone.
Come da tradizione imprescindibile e imperdibile Martedì presenteremo la guida a Casseta, nella sua versione Estiva (Parco Culturale Le Serre, Grugliasco (http://www.cassetapopular.it/).
Saranno presenti Carlo Bordone,Rossano Lo Mele, amici e giornalisti della rivista, Maurizio Blatto e George Self Pylon. Si comincia alle 19.30 con l’aperitivo.
A seguire, l’Arnaldo Forlani Blues Explosion Quiz Anni Novanta.
Dopo l’incredibile successo del Trofeo De Michelis – Quiz Anni Ottanta, torniamo a sondare quanto ne sapete davvero sugli anni della vostra giovinezza (cinema, musica, tv, minchiate assortite & everything).
Conduce Maurizio Blatto, giudice supremo Giorgio Pilon, notabile amministrativo Il Direttore.
Sarà una serata incredibile.