Mercoledì 17 dicembre alle ore 21 su radioOhm
consueto appuntamento elettorale
ecco la scheda:
Migliori 10 dischi del 2014:
(i virtuosi possono spingersi fino ai primi 20)
Miglior concerto dell’anno
Miglior canzone dell’anno
Miglior disco italiano dell’anno
Miglior ristampa dell’anno
Disko minkia
Tu sei un dj:
Incredibilmente vieni assoldato da un’agenzia di dj specializzata in feste per vip morti ma resuscitati. Devi mettere i dischi al compleanno di uno dei nomi indicati qui sotto. Scegline almeno uno e indica quattro canzoni.
-Cleopatra
-George Best
-Bombolo
-Camillo Benso Conte di Cavour
-vinile o cd?
Vinile e cd
-primo disco comprato?
Emerson Lake & Palmer Pictures At An Exhibition
-ultimo disco comprato?
Lay Llamas Ostro
-il disco che hai cercato per più tempo?
Circus Mort Circus Mort
-il disco che ti rende più orgoglioso
Adriano Pappalardo Adriano Pappalardo (1972)
-il disco più bello comprato da Backdoor
MGZ Cambio vita
-il disco più brutto comprato da Backdoor
MY CAT IS AN ALIEN My Cat Is An Alien
-come è ordinata la tua collezione?
divisa per vari sottogeneri (italiani, jazz, elettronica, anni 60/70, colonne sonore ecc) in ordine alfabetico
-i “tuoi” cinque dischi
JOY DIVISION Closer
FABRIZIO DE ANDRE’ Storia di un impiegato
JESUS AND MARY CHAIN Psychocandy
JOHN COLTRANE A Love Supreme
CLAUDIO LOLLI Un uomo in crisi Canzoni di morte, canzoni di vita
-il “tuo” disco cult
CLAUDIO ROCCHI Volo Magico N°1
-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)
BALLI DI GRUPPO
-cinque canzoni “tue”
MASSIMO VOLUME Una buona scusa per andarmene
DOORS The End
SKIANTOS Largo all’avanguardia
PINK FLOYD Careful with that axe, Eugene
AREA Luglio, agosto, settembre (nero)
-qualche concerto memorabile
HENRY ROLLINS Hiroshima Mon Amour (Via Belfiore) Torino
SANTANA Palasport di Torino settembre 1977 (ma ero fuori)
SCARLETS FEVER Cortiletto (centro d’incontro Mirafiori/ Torino)
GENESIS Palasport di Torino settembre 1974
MGZ Hiroshima Mon Amour, Torino
TRICKY Palastampa, Torino
CHARLIE HADEN Roccella Jonica 1987
X Teatro Massaua, Torino
-un concerto drammatico
OASIS Vicenza 2002
-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti
Juventus
-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)
www.uaar.it
Effervescenza del Direttore: ecco il suo punto di vista sui Merchandise.
Buona lettura:
Una Riflessione sulla grande Opera Rock (che non c’e’) – MERCHANDISE
Da qualche tempo è particolarmente calda la discussione su quale sia, e se ancora ci sia, una chiara delimitazione fra mainstream (per dirla con parole semplici “grande rock” da milioni di dischi venduti) e indie rock. Tanti si sono prodotti in analisi approfondite partigiane o meno ma, come spesso capita con un oggetto cosi legato al gusto come la musica popolare, non si arriva mai a una vera e propria conclusione. Non che qui si pretenda di conoscere la risposta a cotanto quesito, ma l’uscita di un disco come After The End dei Merchandise e i giudizi e recensioni conseguenti, rilancia la diatriba. Gruppo di formazione post punk da Tampa, Florida sotto fresco contratto con la 4AD (la 4AD di oggi e non quella filigranata che alcuni ricordano più di un paio di decenni fa), che licenzia una collezione di canzoni che, partendo da radici tipiche dell’Americana (folk, blues e chitarra acustica), ricama ritmi synth e suggestioni anni ’80 di varia origine, per darsi una veste pop di maggior respiro. Sembra una definizione da dizionario e potrebbe essere tutto qui, visto che non si tratta di un’operazione nuova nel suo genere, sennonché per After The End si è arrivati anche a urlare al miracolo e si sono spesi voti ben oltre la media nazionale. La ricetta? Voce profonda che sposa l’eleganza di un Bryan Ferry primo periodo all’eloquio malinconico di un Morrissey che si lecca le ferite, melodie che partono da basi folk e alt country e danzano con intenzioni sintetiche e ritmi secchi figli di certa new wave ed il gioco è fatto. Certo la terna di numeri che vanno dalla leggiadra Enemy, passando per True Monument (che non avrebbe sfigurato in Plans dei Death Cab for Cutie) e arriva a Green Lady è il paradiso di chi vede nell’arte del rimestio di riferimenti, il segreto aureo della sintesi pop ed è pronto a strapparsi le vesti. L’effetto è comunque notevole e non è difficile pensare che chi adori (verbo abusato in questa stagione di superlativi) i National non possa che saltare dalla gioia. Sparati i colpi migliori, il disco procede onestamente in bilico fra mestiere e discreta scrittura pop, per arrivare a momenti come Little Killer e Looking Glass Waltz, dove testi e melodia non fanno neanche mistero di ambire agli Smiths, senza troppo pensarci su. Insomma, tutta la formazione titolare dei riferimenti essenziali dell’Angst 2.0, Smiths in testa, ma anche Cure, NewOrder e R.E.M.. Una bella adolescenza passata nel giardino di casa a strimpellare la chitarra acustica ed il gioco è fatto. “Won’t someone please help me/ I’m too young to feel this old” sintetizzano i Merchandise e per molti questa non è che la conferma che questi hanno capito tutto. Oppure, un pasto perfetto per i detrattori che ci vogliono vedere furbizia, ansia da grande rock e puzza di preconfezionamento. Ma si sa che oggi è facile confondere la didascalia obbligata da piattaforma Social Network, con la “sublime sintesi del pop” che riuscirà finalmente ad abbattere i muri dell’indie rock e mainstream. Il messia che a furia di messaggi haiku, che gettino un ponte fra passato e futuro, metta d’accordo tutti. In attesa di battere il record di like su Facebook, i Merchandise, con la loro pur pregevole scrittura pop, sono gli ultimi a esserci finiti in mezzo. Un disco come il loro (e fra l’altro la voce del cantante curiosamente ricorda quella di Steven Lindsey dei dimenticati Big Dish, gruppo scozzese con ansie mainstream – ancora – fine anni ottanta) solo un paio di decenni fa, sarebbe stato archiviato come una buona, onorevole opera prima. Oggi, lo stesso disco provoca dibattiti e invita a gridare al miracolo, forse perché di miracolo c’è una voglia compulsiva. Purtroppo non saranno i Merchandise a darcelo, perché non basta avere tutti i riferimenti al posto e al momento giusto per confezionare il capolavoro. Nell’immaginario della musica popolare l’album indimenticabile nasce laddove c’è del rischio, qualcosa può o va storto e i significati crescono dopo ogni ascolto spontanei, senza che il pasto sia stato preparato necessariamente a tavolino. Insomma, After The End non è #1 Record dei Big Star, e non credo neanche ambisca a esserlo. L’importante, che vincano mainstream o indie rock, è ridare la giusta misura alle cose. Ci avete veramente preso tutto. Lasciateci almeno sperare di poterci ancora sorprendere, senza ricoprirci a forza di superlativi.
Nel giorno in cui Morrissey suona a Milano e a me tocca stare da solo in negozio dopo aver dato la mia benedizione Moz et Orbi a un gruppo di eroi locali partiti alla volta dei suoi gorgheggi, pubblichiamo l’ennesimo e valoroso contributo de Il Direttore (che non sono io, mi tocca dire una volta di più, non per prenderne le distanze, ma perché i meriti vadano alle firme giuste).
Stasera Moz farà Asleep e magari io avrò finito da poco di rispondere a uno che mi chiede se abbiamo dei bootleg dei Dream Theater.
Crudele è la vita.
Nel frattempo, la parola a Il Direttore:
Lettera a Mr. Malcontent – Una (non) recensione di World Peace Is None Of Your Business
Caro Moz, buffo apostrofarti in chiave epistolare. Una forma di comunicazione sempre da te apprezzata e coltivata, sia con i tuoi idoli sia (soprattutto) con i tuoi bersagli prediletti. Oramai ogni tua iniziativa o uscita pubblica è congedata da recensori e stampa come oggetto da cronaca scandalistica. Ulcere, raffreddori, canzoni e concerti (per lo più annullati, ultimamente). Tutti nello stesso tritacarne mediatico. La M di Morrissey in rigido ordine alfabetico fra Linsdey Lohan e Britney Spears. Certo, tu non hai fatto molto per evitare di diventare una fotografia da rotocalco. Sembra quasi che ti diverta a trasformare il tuo romanzo d’appendice in una storia a puntate buona per il Sun e le letture da salone di bellezza. Quasi che tu sia convinto che basti la tua diversa appartenenza letteraria, la tua peculiare attenzione per le figure metaforiche, per offrirti al Dio Gossip, sapendo di poterne uscire elegantemente quando vuoi. Credimi caro Moz, il mondo ha dimenticato da qualche tempo il significato della preservazione dell’Eroe. E’ sempre più difficile marcare le distanze, e quando ti offri al bagno sociale, ne diventi immediatamente parte. D’altro canto tu hai sempre diviso, e lo sai. Chi ti avrebbe regalato il diario segreto e avvolto in un Union Jack fradicia di lacrime, all’ombra monumentale della Battersea Power Station. Chi invece ti ha sempre dismesso come un re monco, uno che aveva bisogno comunque sempre di qualcuno che traducesse in musica le proprie invettive e poesie. Le cime tempestose di Stephen Street, la carezza glam di Mick Ronson (Dio lo abbia sempre in gloria) e poi la gang fedele di Whyte e Boorer, prima che finissi di litigare pure col primo. Sempre sulla graticola, dove credo che alla fine ti piaccia un po’ piazzarti, nonostante tu abbia sempre dichiarato il tuo aristocratico disinteresse per le cose del mondo. Alla fine, che si parli bene o male, l’importante è che se ne parli. Eppure il Salford Lads Club, a Manchester è diventata una bella attrazione per gli amanti 2.0 del vintage vittoriano e Johnny, quell’ingenuo indifeso Johnny che a te piace sempre immaginare, fa dischi a suo nome e canta le canzoni degli Smiths per suo conto. Tu oramai guardi con affetto i tuo accorati fan chicanos e guidi la decapottabile sulla Highway 1. La madre patria e i Teddy Boys sono un ricordo lontano. Hai giocato a freccette a sufficienza con i bersagli di Mike Joyce e il giudice Weeks nella tua autobiografia e, nonostante l’insistenza sugli argomenti sia una delle tue manie predilette, converrai con me che sia plausibile che il mondo sfili via tranquillo senza curarsi troppo delle tue inquietudini di mezza età. Ma veniamo al tuo nuovo disco. Tu ti senti un (non troppo) giovane Werther continuamente alle prese con gli stessi dolori, ma chi ti accusa di essere piuttosto una cicala in andropausa avrà di che divertirsi, fra proclami contro la guerra, sermoni sui mali dell’umanità e crociate contro divoratori di carne rossa e affini. Il mondo salvato da parole necessarie, sempre che si sia un mondo la fuori a volersi far salvare. La tavola è ben apparecchiata per armare i detrattori. Eppure, caro Moz, ti confesso che questo capitolo del tuo diario mi lascia ben sperare, dopo il passo falso di Years Of Refusal, primo disco veramente inutile della tua carriera. Passo oltre la tua solita cura per la forma, dalla copertina fino alla scelta dei caratteri dei titoli stampati. Tutta materia da feticisti del dettaglio, quali tu stesso negli anni ci hai educato ad essere, consci che sia inutile cercare condivisione su certi temi complessi come l’importanza della forma, nei pochi caratteri di un cinguettio, in quest’epoca di didascalie obbligate. Probabilmente, anche tu dovresti fartene una ragione. In realtà, qui sono i tuoi azzardi a conquistarmi e incuriosirmi. Dall’Hollywood Drama, con tanto di uccellini e archi malinconici di I’m Not a Man, pronta per prosceni da Vaudeville alle chitarre flamenche che fanno tanto nobiltà di Kiss Me Alot, scioglilingua elegante, fra “sentimiento que se baila” e confidenzialità barocca. E c’è pure spazio per alcuni degli inediti mai cosi a fuoco, per chi si vuole spingere fino all’edizione estesa dell’album. Salford è proprio lontana e ora che la tua amata Inghilterra è oramai diventata un numero alla fine di un bilancio finanziario trimestrale, poco importa. C’è un nuovo mondo che ti attende, libero da vincoli di appartenenza. E allora, caro Moz, se posso, ti consiglio di darti senza remore. Laddove Hollywood ti pavimenta un lungo dorato viale del tramonto, getta le tue braccia e dimentica Parigi e Coronation Street. Se sei la rockstar vivente più famosa del mondo è ora di dimostrarlo, facendo orecchie da mercante a chi dubita o vive di poster sul letto della cameretta. Più Elvis e meno Wilde, più Las Vegas e meno Mercury Prize, se posso azzardare. Prendi al volo quel tram chiamato desiderio e rimetti le armi che tieni affilate, per provare a combattere quella modernità che tanto t’ignora comunque. Conquistali con la tua verve, che il tuo vocalizzo malinconico rivaleggi con Barbra Streisand piuttosto che con Damon Albarn o Jarvis Cocker. Death of A Disco Dancer e i titoli di coda di una stagione che scorrono sul tuo sillabare con orgoglio Oboe Concerto, come ti avrebbe insegnato Pasolini. Eresia per gli irriducibili del ricordo a tutti i costi, luccichio del tuo nuovo vestito da crooner lunare. Non aver paura della passerella e affrontala con la tua consueta eleganza. Saremo lì ad applaudirti nonostante i “se” e fregandocene dei “ma”. Con deferenza ti saluto e ti auguro di tenerti in Buona Salute e di dare meno retta alle cassandre. Il mondo ha ancora bisogno di Dive che non abbiano paura di esserlo.
(Il Direttore)
Ciao a tutti,
ecco qualche nuovo appuntamento
Vi aspetto
Maurizio
Giovedì 9 ottobre
La Feltrinelli libri e musica
Via XX Settembre, 55
Bergamo
ore 18.00
presentazione MyTunes
Domenica 12 ottobre
Libreria Centofiori
P.le Dateo, 5
Milano
ore 11,00
presentazione MyTunes
introduce Luca De Gennaro
Martedì 14 ottobre
Piazza San Lorenzo
Giaveno (TO)
Fiera del Libro
Ore 21,00
presentazione MyTunes
introduce Alessandro Besselva Averame
Mercoledì 15 ottobre
Blu Room, Centro Musicale – via Aldo Moro 49/a
Chivasso (TO)
Ore 21,30
Reading MyTunes con Andrea Pomini al mixer
Ciao a tutti.
Bentornati.
Si ricomincia,
questa settimana:
-Martedì 16. ore 19,00
arciPelagoBeach Murazzi Torino
(lato destro, penultimo gazebo scendendo da Piazza Vittorio,
o secondo gazebo scendendo dal Valentino)
presentazione MyTunes, divagazioni e birre medie con Paolo Ferrari (aka Paolone)
https://www.facebook.com/events/1491395854441544
-Mercoledì 17. ore 19,00
Open, Viale Montenero 6, Milano
presentazione MyTunes e reading con musiche di Selfimperfectionist
(vedi allegato)
-Venerdì 19. ore 19,30
Ritmika 2014, ex Foro Boario, Piazza del mercato,
Moncalieri (TO)
presentazione MyTunes e reading con musiche di Selfimperfectionist
(a seguire Perturbazione live)
Vi aspetto
Maurizio