Mats Rock

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Mats Wilander si prepara a servire. Mi mostrerà come si esegue un servizio da professionista. Io sono dall’altra parte della rete. Che aspetto, che mi chiedo come farò a rispondere, se mai riuscirò a rispondere. Mats è stato un campione di tennis, nella sua interpretazione più genuina del gioco di rimessa. Un campione gentile, di quella gentilezza svedese, un pò svagata che ci ha dato persone come lui e come Jens Lekman. Ora è qui al Club per una “tennis clinic”. Un’oretta per scambiare un po’ di colpi con alcuni dei soci. Il Tennis Club. Un’arcadia felice all’interno del paradiso perfetto di Houston, Texas. Tutto è a posto qui. Gli houstoniani accumulano soldi e grigliano bistecche, i messicani sudano sotto il sole badando ai prati e ai giardini delle ville monofamiliari. Le strade sono pulite e gli spruzzatori bagnano l’erba incessantemente. Tutto perfetto in superficie, come nella prima metà di un film di David Lynch o nelle prime trenta pagine di un romanzo di Ballard. Tutto pacifico, come gli schizzi d’acqua della piscina adiacente al campo da tennis. Le risate dei bambini e gli sguardi tirati e plastici dei soci e le socie del Club che guardano Mats Wilander servire. Fuori, come sempre, potrebbe arrivare l’apocalisse, ma noi non ce ne accorgeremo mai. Dentro, il mio battito pulsa su frequenze basse e profonde degne di un concerto dei Sunn O))) e la gentilezza di Mats Wilander si traduce in bordate che potrebbero rivaleggiare con le rasoiate della chitarra di Steve Albini. Per fortuna siamo a pochi colpi dalla fine. Un idromassaggio caldo ci aspetta a meno di cinque servizi da qui. E il tennis tornerà a essere quel fermo immagine elegante della copertina di Sei Note In Logica di Roberto Cacciapaglia (perchè non si dica che il fiato corto mi ha esaurito la memoria). Cinque servizi gentili e un margarita ghiacciato a lenire il dolore. In un modo che viaggia scandito da ogni nuovo aggiornamento dell’Ipad di James Ferraro, proviamo a illuderci che il DJ mandi in loop eterno I Can’t Hear My Eyes di Ariel Pink e il tramonto su Ibiza non finisca mai. Attendiamo fra i divanetti che il Ryan Gosling di Drive venga a salvarci o a spararci in testa. Se siete a corto di sale riunioni o il mondo non capisce il vostro stile, un posto per voi lo trovo. Alla peggio vi consiglio una nuova ricetta per un cocktail e farete comunque bella figura.  Ricordate sempre e comunque, che lo faccio solo per voi.

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Nando

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-vinile o cd?

Quasi esclusivamente vinile, cd solo usati

-primo disco comprato

The Clash s/t

clash

-ultimo disco comprato

Amin-Peck Essential Trax

amin peck

-il disco che hai cercato per più tempo

Black Devil Disco Club

blackdisco

-il disco che ti rende più orgoglioso

Palatine-The Factory Story 1979-1990.

Molto del mio amore per la musica è contenuto in questo box di 4 LP

palatine

-il disco più bello comprato da Backdoor

Tanti, ma soprattutto l’idea di casa che va oltre il rapporto venditore/cliente

-il disco più brutto comprato da Backdoor

Alcuni, ma sempre coscientemente

-come è ordinata la tua collezione?

In ordine numerico progressivo ordinata da excel

-i “tuoi” cinque dischi

Marvin Gaye What’s Going On

Derrick May Innovator

David Bowie Low

Serge Gainsbourg Histoire de Melody Nelson

Pink Military Do Animals Believe In God?

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-il “tuo” disco cult

Ludus The Seduction

the-seduction

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione

musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

M.P.B. musica popular brasileira

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-cinque canzoni “tue”

Robert Wyatt Shipbuilding

Joy Division Love Will Tear Us Apart

Smiths There Is A Light That Never Goes Out

Lotus Eaters The First Picture Of You

(12” version)

The Jam Going Underground

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-qualche concerto memorabile

Non amo il concerto. I dischi live che posseggo si possono contare sulle dita di una mano, ma ricordo con piacere i CCCP al Big, un Nick Cave semicosciente sempre al Big, i Virgin Prunes al Rolling Stone, un dj set di Jeff Mills al Supermarket e, ultimamente (si fa per dire), i Kraftwerk al Lingotto

-un concerto drammatico

Ho le idee confuse, ma mi sembra di ricordare un concerto all’aperto a Milano dei Roxy Music con i Talking Heads di spalla (o forse il contrario) sotto una coltre di lacrimogeni da piangere come vitelli o il concerto di reunion degli Slint a Bologna con un mal di testa da ricovero

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Sono milanista e non ho canzoni che me lo ricordino

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Più dischi per tutti tipo più pelo per tutti

Christian Charles, in charge of relation 


Giorgio Pilon

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giorgio


-vinile o cd?

Cd e vinile

-primo disco comprato

The Smiths The Queen Is Dead

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-ultimo disco comprato

My Bloody Valentine mbv

mbv

-il disco che hai cercato per più tempo

Chris and Cosey Songs Of Love & Lust

chris cosey

-il disco che ti rende più orgoglioso

Disco inferno In Debt e Adorable Against Perfection

Disco Inferno - In Debt F+

adorable-against-perfection

 

 

 

 

-il disco più bello comprato da Backdoor

Port-Royal Flares e FBYC Fine Before You Came

port royalfbyc

 

 

 

 

-il disco più brutto comprato da Backdoor

Dean Blunt & Inga Copeland Ebony

ebony

 

 

 

 

-come è ordinata la tua collezione?

I cd per data d’acquisto e i vinili in ordine alfabetico

-i “tuoi” cinque dischi

The Smiths The Queen Is Dead

Death In June But, What Ends When The Symbols Shatter?

Adorable Against Perfection

Clock Dva Advantage

Morrissey Your Arsenal

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-il “tuo” disco cult

SPK Information Overload Unit

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione

musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

Boom Boom Room Here Comes The Man (1986)

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-cinque canzoni “tue”

Morrissey The National Front Disco

Death In June Death Is The Martyr Of Beauty

Adorable Homeboy

Disco Inferno Interference

Clock Dva 4 Hours

'THE SMITHS' PERFORMING AT FINSBURY PARK LONDON, BRITAIN - AUG 1992 

-qualche concerto memorabile

Deadly Actions- Lille 1994

Morrissey Milano Alcatraz 1999

Death In June Torino Lega Dei Furiosi 1997

Clock Dva Valenza Po Palomar 1994

-un concerto drammatico

Christian Death a  Valenza Po nel 1991, se ricordo bene.

Fu un incubo, non riuscirono nemmeno ad accordare gli strumenti.

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Torino F.C. 1906  La’s There She Goes

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

http://selfimperfectionist.bandcamp.com/

http://selfimperfectionist.blogspot.com/

 http://m.soundcloud.com/selfimperfectionist

tooting

…reperibile da Backdoor.


Maurizio Blatto

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MAURIZIO BLATTO mancini

 

-vinile o cd?

Bè, vinile ovviamente. Ma non sono un purista assoluto. Per esempio elettronica e ambient li ho quasi solo su cd.

-primo disco comprato

Boney M Take The Heat Off Me. In realtà desideravo Cerrone’s Paradise, ma mia madre ritenne la copertina sconveniente

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-ultimo disco comprato

William Basinski Watermusic

watermusic

-il disco che hai cercato per più tempo

Steve Piccolo Domestic Exile

piccolo

-il disco che ti rende più orgoglioso

Il vinile del Muppet Show

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-il disco più bello comprato da Backdoor

Massimo Volume Stanze in vinile

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-il disco più brutto comprato da Backdoor

In un momento di follia ho preso un disco di hip hop che ho rivenduto il giorno dopo. Giuro, non ricordo nemmeno il nome. Rimosso.

-come è ordinata la tua collezione?

In ordine alfabetico stretto all’interno di divisioni tematiche. Il mondo fino al punk. Il mondo dal punk in poi. Gli italiani. Il jazz. La musica black. L’elettronica. La lounge. I 10” a parte. I 7” anche (inglesi, americani, italiani, classic rock, cinema, calcio, trash…). I cd sono un mezzo delirio, con micro catalogazioni maniacali che comprendono il twee pop, l’exotica, quelli buoni per dormire, quelli che devo riascoltare perché magari posso venderli…

-i “tuoi” cinque dischi

The Smiths The Queen Is Dead

The Velvet Underground The Velvet Underground & Nico

Massimo Volume Lungo i bordi

Joy Division Closer

Belle and Sebastian If You’re Feeling Sinister

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JoyDivision-Closer

Belle-&-Sebastian-If-You're-Feeling-Sinister

 

 

 

 

-il “tuo” disco cult

Josef K The Only Fun In Town (tallonato da Josh Rouse 1972),

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ma il mio vero disco sacro, l’infallibile medicina dell’ anima è William Basinski Vivian & Ondine

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione

musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

la carriera solista di Phil Collins

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-cinque canzoni “tue”

The Smiths How Soon Is Now

Neil Young Cortez The Killer

Pavement Here

Elvis Costello Alison

PIL Poptones

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-qualche concerto memorabile

Gli Einsturzende Neubauten al Lingotto di Torino ancora da ristrutturare, i Jawbox a El Paso, Morrissey a Villa Arconati, tutti quelli di Jonathan Richman, i Cramps al Big Club, la reunion degli Slint a Bologna, i Chills all’Hiroshima Mon Amour, la prima volta che ho visto i Massimo Volume, Miles Davis al Palasport di Torino nel 1982…

 

-un concerto drammatico

Red Lorry Yellow Lorry, Big Club, Torino. 1 Maggio 1985. Ero senza patente e convinsi un amico ad abbandonare una festa in campagna dove stava per rimorchiare la cugina della proprietaria per tornare a Torino. Lui era un fan di Pino Daniele. I RLYL suonarono praticamente sempre in playback con un trasporto emozionale pari allo zero. All’uscita trovammo il finestrino della macchina spaccato e il mio amico si tagliò jeans e una fettina di culo sedendosi sui pezzi di vetro.

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Il Toro. Accidents Will Happen di Elvis Costello, perché con il Toro c’è sempre un mezzo dramma, una fregatura, un guaio ben architettato dietro l’angolo

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Il mio libro:

L’ultimo disco dei Mohicani (Castelvecchi)

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Moz on Mixtape!

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Ricordate le cassette miste? La fine arte del mixtape? Il desiderio di comunicare chi si era tra un lato A e un lato B?

Le copertine fatte a mano?  I titoli a pennarello?

Lo so, i tempi cambiano. Ma lo spirito rimane e rivive, splendidamente direi, in questo sito

http://www.mixtapefanclub.com/

 

fatevi un giro, ne vale la pena

e se a Pasqua siete a casa, tra uova e dolce pigrizia, bè, godetevi questo:

http://www.mixtapefanclub.com/component/joomgalaxy/Entry-Detail/35-With-Moz-On-Our-Side?Itemid=100?reloaded=true

 

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futebol

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sezione Amarcord

Mi è tornato in mano questo libro dopo molto tempo: è una delle cose più divertenti mai scritte sul calcio.

Intervistai l’autore per Il Mucchio Selvaggio (collaborai  con loro per poco tempo – e gratis…- alla sezione “libraria”)

era il 2004

ALEX BELLOS

Futebol parlado

Di Maurizio Blatto

futebol

 

Dagli spalti si leva un coro “Alex! Alex! Alex!”. Tranquilli, non si tessono qui le lodi di Pinturicchio-Del Piero. L’invocazione da curva, piuttosto, è tutta per Alex Bellos, autore di Futebol (edito dalla Baldini Castoldi Dalai): uno dei migliori libri mai scritti sul calcio nonché un’acutissima panoramica sociale sulla nazione carioca. Il Brasile è quel Paese dove la filosofia la fa veramente Socrates a colpi di tacco e dove la sconfitta con l’Uruguay ai Mondiali del 1950 (giocata al Maracanà) viene ancora definita “la nostra Hiroshima”. E Bellos ne è stato, con il suo libro, un cantore superbo. Non potevamo non intervistarlo. Quindi, eccoci. Palla al centro, via.

Com’è nato il libro? Hai sempre vissuto in Brasile?

Sono arrivato in Brasile nel 1998. All’epoca ero stufo del mio lavoro come reporter, speso negli uffici londinesi del Guardian. Non ero mai stato in Brasile prima, ma era un Paese che mi aveva sempre incuriosito e così ho lasciato il mio impiego e sono volato là. Ho iniziato scrivendo articoli come freelance e nel giro di sei mesi sono diventato corrispondente del Guardian per il Brasile. Così, mentre l’idea originaria era di fermarmi un anno, alla fine ci sono stato per cinque. Nel 2000, la Bloomsbury mi ha proposto di scrivere un libro sul calcio. Essendomi sempre occupato di cronaca e approfondimenti ho declinato l’offerta, suggerendo che l’incarico venisse affidato a un vero giornalista sportivo. Subito dopo, però, ho pensato che proprio perché non ero un giornalista sportivo, avrei potuto scrivere un libro interessante. Ho sempre amato il calcio, ma non avevo intenzione di scrivere un libro “di genere”. Ciò che mi interessava era evidenziare come il calcio influenzi la vita culturale e come la cultura si rifletta nel pallone. Pensavo di avere la distanza necessaria per farlo, esattamente perché non avevo mai scritto di sport prima. Così ho firmato il contratto nel Luglio del 2000 e a Maggio 2002 il libro era pronto.

Futebol si apre con la saga dei giocatori brasiliani impiegati nel campionato delle isole Faroe. Marcelo Marcolino e gli altri “esiliati” carioca si dividono tra mercati del pesce, ghiacciate mortali e persino ruoli da panchinari. Ma, alla fine, questa è una storia triste o semplicemente bizzarra?

Non so se sia triste o divertente e non voglio risolvere la questione. Da un certo punto di vista questi brasiliani sono depressi e tristi perchè isolati e incastrati nel freddo, ma è anche vero che, per quanto strano possa sembrare, stanno vivendo i loro sogni. Ho voluto far iniziare il libro dalle Isole Faroe perché ci tenevo a dimostrare quanto potesse essere internazionale la “marca” del football brasiliano, ma anche per cambiare gli stereotipi che avvolgono quella “marca” stessa. In Brasile è molto facile sapere dove finiscono i giocatori, perché sono tutti registrati alla CBF, la Confederecao Brasileira de Futebol, e perché il Placar, una rivista specializzata, pubblica ogni settimana un articolo su un brasiliano che gioca in qualche angolo remoto. Ho scelto le Isole Faroe perché hanno la reputazione di aver le squadre più deboli d’Europa, sono freddissime e anche perché quasi nessuno sa dove siano realmente.

Il calcio, per i brasiliani, assume ancora il vecchio valore del “panem et circenses”? Ha un ruolo nel mantenimento della quiete sociale?

Il calcio fornisce ai brasiliani un senso di comunanza fortissimo, esattamente come il carnevale e la religione. Non so, fra i tre, quale sia il più importante. I brasiliani sono sempre stati meno bellicosi e più accomodanti di tutti i loro cugini sudamericani. Non hanno avuto una guerra d’indipendenza sanguinosa e anche i loro dittatori si sono dimostrati meno violenti rispetto a quelli cileni o argentini. In qualche modo si può sostenere che il calcio abbia aiutato a cambiare radicalmente la nazione. Persino durante la dittatura era concesso esporre striscioni a favore della democrazia negli stadi.

Uno dei punti di forza del tuo libro è la straordinaria galleria di personaggi al limite dell’incredibile. Chi, tra Mauro Shampoo, calciatore, parrucchiere e maschio, il fan club gay del Vila Nova e Padre Santana, guru nero del Vasco da Gama (per tacer degli altri) ti ha sorpreso di più?

Devo dire che scoprire che Aldyr Garcia Schlee, l’uomo che disegnò le magliette della nazionale brasiliana, sia tutt’oggi un tifoso dell’Uruguay, mi ha veramente lasciato di stucco. Non ci si può davvero credere.

Un altro paragrafo memorabile è quello dedicato al Peladao della foresta pluviale, la Grande Partitella, dove al termine di un’infinita serie di eliminatorie si arriva alla Finale, giocata secondo regole amatoriali e affiancata (e in qualche modo, determinata) dalla gara di bellezza delle reginette delle squadre coinvolte nel torneo. E’ questa la miglior metafora di tutto il calcio brasiliano, dove tutti sono coinvolti, uomini e donne, e secondo regole proprie?

Non sono sicuro che la Grande Partitella sia una vera metafora. Piuttosto la riterrei un microcosmo all’interno del Brasile stesso, un concentrato di “brasilità”: amore per il calcio, per le donne, per la burocrazia e per le feste. Penso che Manaus, la capitale della foresta pluviale, esalti ed esasperi le caratteristiche brasiliane, perché è molto isolata e anche dannatamente calda. Tutto è a un punto di bollitura. L’intera faccenda del concorso di bellezza femminile legato al torneo è fantastica perché, senza vergogna alcuna, è assolutamente “politically incorrect”. Alla fine, chi se ne frega, diciamocelo: una competizione di bellezza femminile è molto più eccitante di qualsiasi partita di calcio femminile…

Che cos’è che rende il calcio brasiliano così differente dagli altri e, soprattutto, è davvero il più bello del mondo?

Il calcio, ormai, è così “internazionalizzato” che anche in Italia i brasiliani giocano come gli italiani. Thierry Henry è molto più brasiliano di Elber o Emerson! Quindi, quando li guardi da vicino, non sei più così sicuro che i brasiliani giochino in un modo tutto loro. Ma ciò che è certo è che noi ci aspettiamo che lo facciano e pensiamo che pratichino un calcio differente anche quando, in realtà, non lo fanno affatto. Alla fine, ciò che rende i brasiliani davvero unici è tutta l’esagerazione romantica che gli mettiamo noi sopra. Ma, d’altro canto, il popolo brasiliano è realmente unico. Quando guardi una donna, o anche un uomo, passeggiare lungo Copacabana, cammina “come un brasiliano”. Muove i fianchi in un modo inimitabile, molto più elegante e ritmico di quello di qualsiasi europeo. Ecco, qualcosa di quell’ondeggiare lo puoi trovare nella corsa e nei dribbling di molti giocatori brasiliani. Solo un brasiliano può correre come Ronaldinho, ed è una cosa splendida (ma è anche vero che Emerson non corre come Ronaldinho…).

Sei diventato tifoso di qualche squadra brasiliana in particolare?

Non ho una squadra del cuore. Mi piacciono il Botafogo, il Corinthians e la Fluminense, ma ho mantenuto un approccio da turista e non da tifoso. Comunque detesto il Flamengo e il Vasco da Gama.

E in Inghilterra?

Sono cresciuto in Scozia, ed ero tifoso dell’Heart of Midlothian, la squadra di Edimburgo (e di Pasquale Bruno, ah! ndtg-nota del traduttore granata). Ora che vivo a Londra, la mia squadra è il QPR, i Queens Park Rangers.

Hai in programma un altro libro calcistico?

Non ho alcun progetto al riguardo, ma continuo a scrivere articoli. La maggior parte può esser letta sul mio sito www.futebolthebrazilianwayoflife.com o su www.alexbellos.com. Lì ci sono anche foto che non ho messo nel libro e articoli e interviste di altri giornalisti sul calcio brasiliano.

Segui il calcio italiano? Hai una squadra “di riferimento”?

Non sono tifoso di nessuna squadra italiana in particolare. Seguo quelle dove militano alcuni dei miei giocatori preferiti e mi piace quando i brasiliani si mettono in mostra, come Kakà nel Milan.

La tua passione per il Brasile si estende anche alla musica?

Amo la musica brasiliana. Ho contribuito alla selezione dei brani di un cd di musica brasiliana legata al mondo del calcio. Si chiama Mùsica de Futebol, è edito dalla Mr.Bongo e raccoglie tutti i grandi della musica carioca: Caetano Veloso, Chico Barque, Jorge Ben, Elis Regina e persino Pelè, che canta una sua canzone. L’idea era quella di raccontare la storia della musica brasiliana attraverso il calcio, visto che tutti i grandi della musica brasiliana hanno scritto di football. Ascolto anche un sacco di musica brasiliana moderna, le compilation Favela Chic sono grandi e anche il nuovo lavoro di Marcelo D2 è eccellente.

Scegli un uomo o un’immagine per rappresentare il Brasile intero.

Senza ombra di dubbio, Cotonete. L’uomo sdentato con la pettinatura folle che fa il tifoso di professione, “lavora” nelle strade di San Paolo e vive per i Campionati del Mondo. Lui è totalmente Braziiiiiiiil!


Castori manifesto

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“con il negozio stracolmo e ogni fila presidiata da assatanati che facevano l’abituale gesto del castoro (movimento rapido con entrambe le mani utile a sfogliare in sequenza i vinili come fossero ghiande di bosco)”

Da L’ultimo disco dei Mohicani

 

Questo sono i Castori, adorabile tribù di clienti/amici Backdooriani.

Eccoli in ordine sparso.

 

Queste le domande standard:

 

-vinile o cd?

-primo disco comprato

-ultimo disco comprato

-il disco che hai cercato per più tempo

-il disco che ti rende più orgoglioso

-il disco più bello comprato da Backdoor

-il disco più brutto comprato da Backdoor

-come è ordinata la tua collezione?

-i “tuoi” cinque dischi

-il “tuo” disco cult

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione

musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

-cinque canzoni “tue”

-qualche concerto memorabile

-un concerto drammatico

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

castori