Vivete nelle Marche? Per gli Smiths sareste disposti a fare qualsiasi cosa? Vi piace mangiare bene?
Ok, vi aspetto qui
https://www.trattoriagallorosso.it/
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Un saluto e un ringraziamento a tutti quelli che sono passati a trovarci durante il ToDays.
A presto!
La mia “personale” playlist di quello che ho visto (in ordine di apparizione)
-Bob Mould. Per attitudine old school, voce ed elettrica come se fosse in cameretta, da solo.
E per aver fatto Never Talking To You Again.
-i Low. Spettacolari. Quasi un design del suono. Potenti, minimali. Una band enorme.
-i Parcels. Sorpresa groove. Divertenti, perfetti verso fine pomeriggio. Con un sosia di George Harrison nella band.
-Johnny Marr. Puro rock inglese. Grande stile e le canzoni degli Smiths fatte non “perché andavano fatte”. Su How Soon Is Now? ho perso conoscenza e ho desiderato che il singalong di There Is A Light Thet Never Goes Out non finisse mai.
-Jarvis Cocker. Lui, più che le canzoni. Un performer inimitabile. In Oscar Wilde We Trust
Sotto un breve articolo scritto per il Post circa un anno fa.
https://www.ilpost.it/maurizioblatto/2018/03/26/musica-di-gente-che-se-ne-andata-troppo-presto/
Non mi sento di aggiungere molto altro, se non che la sua grandezza musicale rimarrà per sempre.
Mark Hollis
Rifiutare un successo già acquisito e poi scomparire, è la bestemmia assoluta dell’oggi. Fama, denaro e visibilità barattati per l’anonimato. Dire fine, smettere. Il progetto artistico e umano di Mark Hollis è un monumento al concetto di dignità e all’idea che la musica che si crea spieghi ogni cosa, se solo si fosse in grado di ascoltarla realmente.
Le avvisaglie e le meraviglie c’erano tutte. La sua band, i Talk Talk, nel 1984 aveva il mondo del pop in mano e It’s My Life si apprestava a diventare quel singolo che poi i No Doubt avrebbero fatto ri-esplodere due decadi dopo. Ma in sette anni, lentamente, Mark Hollis prese suoni e sicurezze per lasciarli svanire sotto i nostri occhi. Tre dischi maestosi (The Colour Of Spring, Spirit Of Eden e Laughing Stock) in cui tutto diventava rarefatto intorno a ritmiche improvvise ed elettricità rimodellata a pulviscolo. Pensate alla casa discografica, immaginate chi li aveva ballati nelle aspettative dei dancefloor del sabato. Lo stupore. Tutto mirava al silenzio. E quello arrivò.
Nel 1992 i Talk Talk si sciolsero e Mark Hollis annunciò di volersi dedicare alla famiglia. Nel 1998 pubblicò un album solista e ci spiegò che sostanzialmente aveva inventato musiche che non esistevano. Dove le note risplendevano quanto (o meno) degli spazi bianchi, del niente. Avvertì “Non ci sarà nessun concerto, nemmeno a casa nel salotto, questo materiale non è adatto per esser suonato dal vivo”. In copertina una foto di un pane pasquale sardo in bianco e nero. Poi disse che si sarebbe ritirato, che desiderava essere un buon padre, che aveva intenzione di dedicarsi all’ascolto. Probabilmente non ne poteva più o forse, musicalmente, sapeva di non potersi spingere oltre. Salutò e riapparve unicamente in due casi, collaborando nel 2001 a due brani di Anja Garbarek, la figlia del jazzista norvegese Jan, e componendo cinquantacinque secondi di musica strumentale per la serie televisiva Boss del 2012. Nient’altro.
La sua influenza è enorme, pari al peso dell’astenersi da tutto ciò che non sia quotidianità e dimensione privata. Non credo tornerà mai. O forse, semplicemente, a dispetto di quanto potrebbe regalarci, me lo auguro. Perché credo sia felice.
Maurizio Blatto
martedì 12 febbraio alle ore 21.30 inaugura la stagione musicale del Circolo della musica – ex Maison Musique (via Rosta 23, Rivoli). Ospite d’eccezione una leggenda della musica internazionale e fondatore dei Sonic Youth, Lee Ranaldo.
Prima del concerto (21,30), incontriamo l’artista per riscoprire memorie e aneddoti della sua carriera, in dialogo con il giornalista musicale e scrittore Maurizio Blatto.
ingresso € 10
inizio ore 21.30 | apertura porte ore 20.30
biglietti in vendita al Circolo dei lettori (via Bogino 9, Torino)
navetta gratuita su prenotazione 011 4326827 | info@circololettori.it
Uno ci pensa tutto l’anno, toglie, sposta, alla fine giunge a una faticosa conclusione (cinque minuti dopo l’avrebbe già cambiata, certo) e poi arriva un errore grafico di copia-incolla di chi se ne occupa e alè, ti ritrovi al quarto posto un disco che avevi messo nel 2017 (Fitness Forever “Tonight”, fighissimo peraltro) e scompare Josh Rouse.
Il modo ideale per garantirsi un travaso di bile sfogliando la tua copia.
Mi scuso comunque con i miei lettori.
Ecco la mia playlist corretta
DANIEL BLUMBERG – MINUS – MUTE
LAISH – TIME ELASTIC – TALITRES
JOSH ROUSE – LOVE IN THE MODERN AGE – YEP ROC
MARK KOZELEK – MARK KOZELEK – CALDO VERDE
MOUNT EERIE – NOW ONLY / (AFTER) – P.W. ELVERUM & SUN, Ltd.
LOW – DOUBLE NEGATIVE – SUB POP
THE SAXOPHONES – SONGS OF THE SAXOPHONES – FULL TIME HOBBY
ASTRONAUTS, ETC. – LIVING IN SYMBOL – COMPANY RECORDS
BODEGA – ENDLESS SCROLL – WHAT’S YOUR RUPTURE?
TRACYANNE & DANNY – TRACYANNE & DANNY – MERGE
(ecco Josh Rouse nel momento in cui si accorge dell’errore grafico che lo ha cancellato dal terzo posto della mia playlist)
Grande successo per il Natale di cittadinanza di Backdoor.
Tradizionale panettone di farro, brindisi indie rock, torta salata d’eccellenza, estrazione dei regali via collegamento transoceanico con Il Direttore a Houston e debutto de “La Serie dei Grandi Cattivi della Storia” autografati direttamente dal Signor Franco.
Grazie a tutti per aver partecipato
Long May We Run