Il Direttore: recensioni aprile 2014

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Tornano i consigli sotto formato recensione del Direttore (che, viste alcune richieste di chiarimento, non sono io, ma l’elegante gentiluomo che potete apprezzare anche visivamente nella rubrica I Castori).

Benemerito, mentre è alla ricerca dell’Arca Perduta (la collezione completa della Flying Nun), ha trovato il tempo per queste preziose righe.

Ringraziandolo, buona lettura (Maurizio)

Recensioni Aprile 2014

malkmus

Stephen Malkmus & The Jicks – Wig Out At Jagbags

Zio Steve qui è di casa. La sua aristocratica indolenza è un segno distintivo, un amuleto per rispondere alle bruttezze del mondo con un bel “chissenefrega”. Molti di noi vorrebbero essere semplicemente come lui e avere la sua stessa capacità di scartare, di poter tracciare linee oblique e quindi mettersi a lato per non farsi travolgere dalle continue folate della realtà balorda. E qui Zio Steve ci riesce alla grande, in uno dei suoi dischi più a fuoco da quando sancì la fine di quel miracolo indie pop che furono i Pavement. Lariat, il singolo, aveva già fatto ben sperare, con quella melodia quasi cubista che non avrebbe sfigurato per niente in un disco del quintetto di Stockton. I numeri in cui Stephen si prendono beatamente gioco della vita con gusto e stile qui non manca. Come in Houston Hades, dove è l’universo un po’univoco “tette, dollari e macchinoni” dei redneck texani ad essere preso magistralmente di mira. Assoli di chitarra che flirtano con gli anni ’70, ma ripiegano prima di rischiare di diventare veramente prog e un maneggio della melodia di sbieco per cui qualcuno dovrebbe dargli un bacio in fronte. (Still) alive and kicking.

neneh cherry

Neneh Cherry – Blank Project

Il ritorno della regina. The Cherry Thing, collezione di preziose cover oblique, in compagnia del meta – jazzista Mats Gustafsson, era già stato un indizio concreto del fatto che i tempi erano maturi. E a diciotto anni da Man, ultimo segnale pubblico di Neneh,  The Blank Project è un nuovo foglio bianco su cui la regina immagina le sue pulsioni, con quella visione a 360 gradi che ne ha alimentata l’intera carriera. Un’ansia onnivora svezzata fra le fila del post punk britannico più curioso e terzomondista, alla corte di Rip Rig & Panic e Slits, Neneh mostrò poi di sapersi districare al meglio fra i velluti costosi del pop degli anni Ottanta e Novanta, lasciando al mondo due tracce essenziali come Buffalo Stance e Seven Seconds. Kieran Hebden, in arte Four Tet, produce o meglio disegna un paesaggio dove  l’elettronica si muove discreta dietro le quinte, lasciando che la voce di Neneh sfili fra i ritmi. Un suono volutamente scarno e profondo, perché non è più il tempo di velluti o di arrangiamenti luccicanti. E la regina svela tutti i suoi gioielli, con mestiere e classe. L’appello dell’esplicita Naked, con quello sguardo world così figlio dei primi anni ottanta. Gli echi di narcolessia trip hop di Spit Three Times, passeggiata fra i fantasmi di una Bristol ancora oggi indispensabile. Per finire con quel dub step Soul che è Everything, una vera e propria ipotesi di Neneh 2.0. Passato e futuro. Riappropriarsi delle radici per ripartire nuovi. Quanto verrebbe voglia di ascoltare la voce di Neneh in un pezzo scritto da Burial; cosa sarebbe saperla chiusa nel buio di uno studio alle prese con le trame oscure dei Raime. Per ora basti sapere che la Regina è tornata e non ha nessuna intenzione di abdicare.

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Real Estate – Atlas

Matthew Mondanile ha un nome buono per una quarta generazione d’italiani trapiantati nel New Jersey. Spaghetti Alfredo e orgoglio nazionale per un Paese ricordato in cartolina. In realtà quando si mette a scrivere canzoni, Mondanile preferisce sfogliare la sua collezione di 45 giri della Sarah Records, piuttosto che rivolgersi a Cutugno e Pavarotti. Il suo terzo disco a nome Real Estate (il nostro è anche chi si cela dietro la sigla Ducktails) prosegue la ricetta dei due predecessori. L’indie pop che trova il senso nei dolci accordi di chitarra piovosi, imparati a memoria sillabando C86. La morbidezza dei passaggi chitarristici che  si sposa con l’indolenza tipica degli slacker americani che se ne stanno sul bagnasciuga, ben al riparo da qualsiasi eccesso di ribalta. Canzoni pigre e morbide, come quando arriva il primo polline di primavera e ci si sente fortunatamente deboli e svogliati. Solo una gran voglia di gettarsi su un prato e puntare lo sguardo alle nuvole. Mondanile ricama accordi e rintraccia melodie lievi proprio per tutti quelli che credono che il jangle pop possa ancora salvare il mondo. Nulla di nuovo sotto il sole, nessuna pretesa di conquistare eserciti di fan dalle anime fiammeggianti, ma solo la capacità di lasciarci un manipolo di canzoni gentili, per salvarci la giornata. Non finiremo mai di ringraziare chi fa ancora dischi così.

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Riccardo Sinigallia – Per Tutti

Certo, menzionare SanRemo al Backdoor è un azzardo, un gesto conscio del rischio di non essere la tazza di tè per tutti. Riccardo Sinigallia non è un fresco prodotto del Festival Dei Fiori, surrogato di qualche talent show plastico. Anche suo malgrado, con i Tiromancino prima e in solitaria poi, ha dato prima vita e poi alimentato la scuola del Pop romano di questi ultimi quindici anni, senza mai essersi preso pieno merito per questo. In un Festival che è stato dominato dal racconto di quel percorso storico che parte da De Andrè e arriva al premio Tenco, Riccardo ha rappresentato quell’Italia del Pop adulto e poco allineato che si abbevera alla fonte inesauribile di Lucio Battisti e non teme i rischi di aprirsi all’assorbimento di stili e influenze straniere. Un percorso parallelo, che non avendo cercato un terreno politico su cui definirsi, ha seguito cammini meno raccontati. L’elettronica che ha assorbito la sensibilità di Canterbury fra i banchi di scuola e sdoganata dai Radiohead di Kid A, il tropicalismo dandy di Marcos Valle e il synth pop come eco lontano di quegli anni Ottanta comunque inevitabili. E poi quel segreto aereo imparato dal Divo Lucio, dove la grana ruvida della voce si posa su cadenze morbide e rotonde, in una parola dolcemente malinconiche. Un approccio Pop che non vive di dignità alte, terreno consono al cantautorato ortodosso peninsulare. Una forma canzone che rischia sul piano dell’equilibrio tra fruibilità e ricerca, ma che nelle mani di artisti sensibili come Riccardo, può diventare preziosa. Per Tutti è il suo terzo disco solista, dove Riccardo si prende rivincite, sussurrando anni di rinunce e mettendo più a fuoco testi che dipingono l’Italia di questi anni da un punto di vista crepuscolare, dove l’osservare defilati diventa più efficace dell’urlare. Forse non per tutti, non ora, immersi in un paese troppo cinico che spesso frettolosamente confonde la cialtroneria con l’eroismo. Per chi è curioso, Prima Di Andare Via, se avete un attimo, passate di qui.


Il Direttore

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direttore

-vinile o CD?

Esclusivamente vinile, a meno che il cd non sia una rarità.

Ovviamente con la benedizione del Sig. Franco

-primo disco comprato?

Genesis  Nursery Crime

 

genesis nursery crime

 

 

 

 

 

-ultimo disco comprato?

Todd Terje  It’s Album Time

todd terje

 

 

 

 

-il disco che hai cercato per più tempo?

Sea Urchins Pristine Christine 7” (Sarah 001)

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ma anche

 Aphex Twin  Drukqs (mammuttone in vinile).

Nel senso che lo avevo comprato ma è andato perso durante uno dei mille traslochi.

 

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Lo sto ancora cercando e non mi sorprenderebbe trovarlo a casa di Bettega appeso al muro.

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-il disco che ti rende più orgoglioso

La collezione completa dei 7”, 10” e 12” pollici della Sarah Records mi fa sentire  parte di qualcosa più prezioso di me, fatto di pioggia, prati verdi e istantanee in bianco e nero virate seppia.

Ho continuato recuperando tutti i 7” della Postcard e recentemente ci ho dato dentro con la Flying Nun.

Il capitalismo al puro servizio della trimurti dell’indie pop del cuore.

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-il disco più bello comprato da Backdoor

 Tanti, ma sceglierei Sightings Absolutes.

Il simbolo di un’era, il suono dell’aspirapolvere che arriva dalla camera da letto, per mia moglie

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-il disco più brutto comprato da Backdoor

Sicuramente Mirrored dei Battles.

Sdegno acuito dal fatto che non ci sta in nessuna misura di busta plastica per vinili

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-come è ordinata la tua collezione

Divisa com’è fra due mondi, segue ordini alfabetici propri, che si materializzano sotto vari sottogeneri (ordinati essi stessi per ordine alfabetico).

Potrei scrivere un libro sulle mie liste e i miei criteri ordinativi, ma Maurizio trema già.

Mia moglie ancora oggi si sorprende nella mia facilità nel trovare i dischi, nonostante il mio codice di ordinamento cosi complicato

 

-i “tuoi” cinque dischi:

 

Prefab Sprout  Steve McQueen 

The Velvet Underground The Velvet Underground & Nico    

PIL Metal Box 

Lucio Battisti Anima Latina 

The Smiths The Queen Is Dead

OLYMPUS DIGITAL CAMERAlou-reed-velvet-undergroundPIL-Metal-Box-490384Anima latina (L. Battisti) - Front coverThe Smiths - The Queen Is Dead - Front

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-il tuo disco “cult”

 Liberty Horses Joyland

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

 Breakfast Club Breakfast Club (1987)

Non è il film ma l’album di un gruppo che era la sintesi del brat pack e dei gommosi anni ’80.

 

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-cinque canzoni “tue”

 

Prefab Sprout Bonny

The Smiths There is a Light that Never Goes Out

The Blue Nile From A Late Night Train

Pavement Gold Soundz

Steely Dan Deacon Blues

steely dan

 

 

 

 

 

-qualche concerto memorabile

Belle & Sebastian – Collegno (2006?) A casa con gli amici

Slint – Bologna. Post Rock”

REM – Milano 1989. Prima del mainstream

U2 – Modena 1987. Romanzo di formazione

Arab Strap – Ponderano. Qualcuno sa perchè

Massimo Volume – Hiroshima, vecchia sede. Un treno che ti entra dentro e tu sei la stazione

Perturbazione – Hiroshima, nuova sede. Data finale della tournee di Canzoni allo Specchio. Il cerchio che si chiude

Deacon Blue – Torino 1989. Post Steely Dan Northen Pop e orgoglio scozzese

 

-un concerto drammatico

Nirvana – Milano 1994.

Poche settimane dal suicidio.

Sul palco un fantasma, sotto il palco la lotta per la sopravvivenza.

Fortunatamente suonarono meno di un’ora

 

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

La Juventus.

 Joy Division The Eternal, anche se molti preferirebbero

Slow Motion Replay di The The

gobba

eternal

 

 

 

 

 

-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Un concerto di Mark Kozelek dentro il Backdoor.

La sua voce triste che si spande su Piazza Barcellona…

Un festival Sarah Records a primavera nella campagna del Dorset.

Un concerto di balearica ed europop visto da una vasca idromassaggio al tramonto a Ibiza.

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Sun Kil Moon Saga

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Ecco il primo di una serie di preziosi contributi del nostro “Proust delle praterie”.

Il Direttore ci regala (recensione prima, racconto a cuore aperto dopo) un flusso di considerazioni sul recente capolavoro di Mark Kozelek/Sun Kil Moon: Benji.

A voi le parole del nostro Uomo perso tra il nulla del Midwest e l’agio assoluto dei jet privati. (m)

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Sun Kil Moon – Benji

Mark Kozelek è stato un compagno di viaggio fedele e malinconico. Dall’inizio degli anni novanta in poi e sempre stato necessario tornare ad immergersi nelle sue canzoni e a farci guidare da quella voce, senza preoccuparci troppo di voler vedere la luce in fondo al tunnel. Dopo un mare di musica, Kozelek arriva finalmente alla sua prova più importante, quella cui giustamente la critica tutta guarderà come sua opera definitiva. Il cantautore dell’Ohio trapiantato nella baia di San Francisco cambia prospettiva. Niente più cavalcate chitarristiche che si perdono nell’infinito. Qui sono le storie raccontate da una voce mai cosi spezzata dall’esperienza e dalla malinconia, a farla da padrone. Storie di fantasmi, di memorie lungo le strade Blu di un’America senza Gloria. Storie piene di morti o di presagi di morte. Amici, parenti e persino vittime di sparatorie a scuola. E’ l’America profonda, quella messa in scena da Kozelek. Quella che non si specchia nel successo o nella ricchezza, ma si nutre di sconfitta e disperazione, spesso vuote. E Mark quest’America profonda la racconta con un cuore che non è mai stato cosi nero, quasi rivolgendosi necessariamente alla trilogia del dolore di Neil Young. Ne viene fuori un viaggio lungo l’America, dalle sponde dell’Ohio natio fino al New Mexico e ancora più a Ovest, scandito da un flusso di coscienza personale e accompagnata da un suono mai cosi nudi. Quasi doloroso. Un disco necessario, come lo sarebbe stato un libro di racconti di DJ Pancake o di Carver. Canzoni che segneranno il 2014, comunque vada.

On the Road with Mark

New Mexico Highway (land)

 

 

Il cielo promette tempesta. Come sempre, è lì oltre il mio finestrino che minaccia di mangiarsi la terra piatta sotto di sè. Amarillo e la striscia di terra ingenerosa del Dust Bowl sono oramai dietro di me. Di fronte, le montagne del New Mexico mi osservano minacciose. Intorno, un deserto non ancora scenografico a sufficienza da potersi dire veramente West, ma non per questo meno impressionante. Guido, ma la velocità di crociera rimane un’ipotesi e le informazioni del navigatore, una messinscena. Troppa strada dritta di fronte a me, che si perde nell’orizzonte senza trovare ostacoli che ne intercettino il suo inesorabile procedere, che ritornino un senso di movimento, di punto d’arrivo che mi sollevino dal senso di vuoto. Mani sul volante, Big Sky che avvolge tutto e il sole ancora indeciso se tornare a dormire anche stanotte e intanto disegna ombre e luci sulla terra nuda. Solitamente è in questi momenti che Mark Kozelek imbraccia la chitarra e canta. Le sue canzoni sono mari acustici dove si perde il senso del tempo che scorre, proprio come il motore della mia auto si arrende all’evidenza di un movimento che perde significato di fronte a tanto spazio. Solitamente, quando attraverso l’America, la mia idea di America, Mark Kozelek è con me. L’America, sì, l’America. Sentieri selvaggi non ancora setacciati dall’uomo. Sparuti inquilini provano ad addomesticarne lo spazio, declinando teorie di edifici finti e plastici, supermercati e catene di ristorazione sempre, ineluttabilmente uguali a se stessi. Insegne luminose promettono un approdo sicuro ai viaggiatori, per rassicurarli che quel mare di spazio non fa cosi paura. Ma quando si lasciano dietro quei pochi tentativi di maldestra e anonima umanità, è solo una linea retta che rimane a dividere cielo da terra e la mia auto e lì che si illude di macinare miglia. Tutto torna a perdere un possibile codice di sequenza, lo spazio ritorna a invadere le mie certezze e Mark Kozelek, inesorabile, ricomincia. Lui e la sua chitarra mi conoscono da più di vent’anni, quando si presentò come una risposta Americana ai dolori della New Wave inglese, o cosi ci fecero credere. Lui e i suoi Red House Painters da una parte e Mark Eitzel e gli American Music Club dall’altra. Dischi filigranati e virati seppia e malinconia torbida accompagnarono la generazione X di Douglas Coupland fuori dagli anni Novanta e raccontarono la caduta degli eroi post adolescenti “meno di zero” di Brett Easton Ellis. Narrarono notti senza luna di storie andate al diavolo e fegati alla ricerca di una precaria via d’uscita. Andai a cercare il significato del suo dolce dolore a Grace Cathedral Park, a San Francisco, dal titolo alla prima canzone del disco dell’Ottovolante. Semplicemente uno dei miei amuleti imprescindibili, quando si mette male. Conservo ancora una fotografia di quel posto, rigorosamente in bianco e nero. Un bambino e una bambina dondolano su un’altalena. La chiesa si staglia dietro di loro come un fantasma.  E poi ho navigato con lui lungo il fiume Ohio, ultima frontiera prima della frontiera vera e propria. Acque scure torturate e avvelenate dall’umanità industriale, ma dense di ricordi. Carry Me Ohio è una di quelle canzoni che vorresti non finisse mai, da navigare insieme a lui per sempre, perso lungo la corrente della memoria. Un avvoltoio mi guarda dal bordo della strada curioso e vigile, mentre punto il muso dell’auto verso Santa Fe. Mark, ancora una volta, canta e suona la mia idea di America che attraverso come uno spettatore bambino, pronto a sorprendersi ancora di non avere bisogno di altro se non di tuffarsi nello spazio orizzontale. Mark Kozelek ha recentemente pubblicato il suo disco definitivo. Benji. Un disco dove i fantasmi della sua America prendono il sopravvento, le canzoni diventano pagine di un romanzo di Cormac McCarthy e Mark finalmente si riconcilia con i grandi padri della musica Americana, Neil Young in testa. Doveva arrivare necessariamente qui. Ed io con lui. Dalle sponde ingenerose del fiume Ohio fino al New Mexico, in compagnia di parenti morti, ricordi d’infanzia, amici per la pelle, la madre sempre troppo lontana. Un’America che non cerca neanche più Gloria perché’ non l’ha mai meritata, che si declina lungo Strade Blu dimenticate dal traffico della vita. In I Watched The Film The Songs Remain The Same, una vera e propria carambola di pensieri che trova unica pietra di paragone possibile nel fiume di coscienza di Astral Weeks di Van Morrison, Mark dichiara che probabilmente la malinconia lo accompagnerà fino alla tomba. Dichiarazione di resa, comprensibile e doverosa. Si è sacrificato per me e per altri come me, lungo tutti questi anni di solitudine, di esistenza al margine di una qualsiasi ipotesi di felicità, per esserci quando ne avremmo avuto ancora bisogno. Perché, comunque, alla fine, la strada dritta si staglia di nuovo di fronte a noi, il cielo ricomincia ad invadere lo spazio ed è di nuovo ora di andare con Mark al fianco e l’America in faccia. E allora, mentre cerco di trovare un significato a queste miglia che m’illudo di percorrere, mentre so in cuor mio che è l’andare più che la destinazione la vera ragione del viaggio, mi chiedo se ci siano altre idee di America. E vi chiedo se abbiate voglia di condividerle. Che ne abbiate respirata l’aria durante un viaggio o attraverso immagini sognate dalla vostra cameretta salgariana, avvolti nella sua Colonna Sonora. Tanto il movimento, come detto, conta poco. Se avete una vostra America dentro, ditemela, senza paura. Con un pensiero corto o lungo che sia, senza timore di rivelarvi troppo. Mi aiuterà a capire di più il senso di questa strada dritta, che non vuole mai avere una fine. Aspetterò fiducioso.


Correndo nella terra di mezzo – Il Direttore risponde (Gennaio 2014)

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Night Jogging 1

 

Di solito vado a correre davanti a casa. Qui nel mio asettico paradiso terrestre, a Houston, Texas. Un anello da un miglio che circonda il parco con il campo da tennis e da beach volley e lo spazio recintato per i cani, davanti a casa. Tutto ovviamente sempre, inesorabilmente al suo posto, niente cartacce buttate a terra, nessun rumore molesto, la solita quiete artificiale di un paradiso terrestre del Nuovo Mondo. Gli incontri più bizzarri che puoi fare lungo i quattro giri con cui normalmente mi convinco di aver fatto sufficiente esercizio fisico, sono vecchie signore che passeggiano in tuta con la stessa convinta intensità con cui affronterebbero una maratona. Perché per gli americani il jogging, come la cucina macrobiotica, è un’esperienza da affrontare con dedizione sacrale, zero dubbi e un unico chiaro obiettivo in testa. Bruciare calorie e perdere peso, senza chiedersi troppo se il processo per arrivarci debba anche essere un minimo piacevole. Se no, tanto vale fare come una mia vicina che, per compiere i cento metri che dividono la sua villetta dalla cassetta della posta, si mette al volante della sua Mercedes e guida per quei cinque secondi che le servono a coprire l’apparentemente importante distanza. O bruci calorie in modo rigoroso o inizi a lavorare per diventare uno di quei personaggi grassi e incapaci di camminare che popolavano il cartone animato Wall E. Io più prosaicamente corro, sbuffo e sudo. E ascolto musica. Di tutto. Ho provato 45:33, il pezzo di LCD Soundsystem commissionato dalla Nike proprio per il jogging, accorgendomi che già avvicinarsi al quarantesimo minuto non era poi così ovvio. Ho provato con la techno, da Terrence Dixon alla Basic Channel, illudendomi che i bpm potessero dettare il ritmo della mia corsa. Ho deviato su Rashad Becker o Carlos Giffoni quando mi rendevo conto che le anse dolci del pop finivano solo per impigrirmi e lasciarmi il latte alle ginocchia. Qualche giorno fa ho messo in cuffia Extended Plays dei Cheathas, collezione di numeri di shoegaze melodico che si abbevera alla sacra fonte degli indipendenti anni ’90 americani, passato praticamente inosservato nelle classifiche di fine anno 2013. Ascoltando i Cheatahs in cuffia mentre corro e ansimo al buio della sera, mi é venuta, forse favorita anche dall’iperventilazione, un’improvvisa illuminazione. Questa é musica che fa proprio dell’essere nel territorio di mezzo e della sua non definizione, la sua forza. Con la melodia che spinge per prendere il primo piano, rompendo il muro delle chitarre, sulla traiettoria che partiva dagli Husker Du (quelli di Grant Hart) e arrivava a Lemonheads e Dinosaur Jr. Mentre cerco con lo sguardo l’orizzonte, sperando che arrivi prima che il mio fiato si esaurisca, penso che le secche del territorio di mezzo non abbia più voglia di attraversarle nessuno, perché alla fine, nell’epoca dorata del “tutti hanno una voce” si “riesce” solo se si decide di essere perfettamente ben definiti.  A ognuno la sua pillola. Se ti piacciono i motherfucker fighi e luccicanti, ti tocca Kanye West, se preferisci il sofisti-pop veleggia verso Beyoncè o Justin Timberlake. E tutti gli epigoni cercano di infilarsi in fretta e furia un vestito che imiti pedissequamente gli originali. Mentre i ribelli preferiscono rimanere fuori dal giro, dichiarandolo con suoni rubati all’agricoltura (scorregge, sifule o rumori vari) e dichiarazioni trionfali sul proprio sperimentalismo e non allineamento. Nessuno più sta scientemente in mezzo, nella terra dove si rischia l’indifferenza perche quello che fai non é pret-a-porter inscatolabile con una definizione veloce. E infatti quando ascoltiamo un disco come quello di HisClancyness ci sentiamo sollevati. Nell’era del consumo drogato di novità, bisogna sempre inventare per forza qualcosa o creare una nuova scena con cui creare spirito di identificazione. Tutto subito, senza la pazienza di far lievitare il senso delle canzoni, la costruzione dell’immaginario. Il terreno della non definizione non lo attraversa più nessuno e infatti post noise, emo chitarrosa e affini non interessano praticamente più. Bisogna tornare a imparare a perdere senza per questo esserne fieri, mi sussurro da solo mentre evito un cane e il suo padrone e provo a riconcentrarmi sull’ultimo ritornello che spunta dal mare delle chitarre dei Cheatahs. Ascolto con immenso piacere quel rumore melodico che i Cheatahs rimettono in scena con la coscienza di chi sa che non ha più nulla da perdere. Mentre sono all’ultima curva, e mi chiedo se essere semplicemente giovani, carini, disoccupati o Belli in Rosa fosse solo alla fine l’anticamera di una mezza età anonima e auto compiaciuta, senza letteratura, senza infamia ma soprattutto senza Gloria. Corro e sbuffo, sapendo che rimarrò senza risposta. Hanno cambiato le regole per rientrare nel Breakfast Club e probabilmente non ho ricevuto il memo. D’ora in poi, mi dedicherò allegramente al Cardiocombo, vero annientatore di calorie, perso in un mare di adrenalinici adoratori del work out, tutti superlativa convinzione e tute coloratissime. Ke$ha e i suoi umidi strilli adolescenti bombarderanno il mio cervello a tutto volume e un futuro scintillante sarà lì ad aspettarmi oltre il mio sudore tecnologico.

 (Il Direttore/Gennaio 2014)

 


Thomas Guiducci

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Thomas stivale

-vinile o cd?

 

In linea di massima vinile, ma non disdegno il cd.

 

-primo disco comprato

 

Der Kommissar di Falco

 

Falco - Der Kommissar

 

 

 

 

 

-ultimo disco comprato

 

Tony Joe White Hoodoo

 

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-il disco che hai cercato per più tempo

 

AA VV My Pussy Belongs To Daddy  (non ancora trovato)

 

my pussy

 

 

 

 

 

-il disco che ti rende più orgoglioso

 

My Generation degli Who, prima stampa inglese del 1965

 

who

 

 

 

 

 

-il disco più bello comprato da Backdoor

 

Tra i più recenti Gentle Spirit di Jonathan Wilson è il primo che mi viene in mente, ma sicuramente ne dimentico parecchi.

 

 

JonathanWilson_GentleSpirit

 

 

 

 

 

-il disco più brutto comprato da Backdoor

 

Bakdoor non ha dischi brutti

 

-come è ordinata la tua collezione?

 

Stranieri, italiani e soundtracks il tutto in ordine alfabetico

 

-i “tuoi” cinque dischi

 

Townes Van Zandt Live at the Old Quarter, Houston, Texas

 

The Band The Band

 

Ray Lamontagne Till The Sun Turns Black

 

Rory Gallagher Irish Tour

 

The Beatles Hard Day’s Night

 

townes-van-zandt_quarteThe-BandTill+The+Sun+Turns+Black+Bild+5

 

 

rory gallagher

 

 

 

a hard days

 

 

 

 

 

 

 

-il “tuo” disco cult

Catherine Spaak Toi, tu ris de moi

spaak

 

 

 

 

 

 

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

 

Sountracks di Blacksploitation movies, B-Movies e softcore/horror anni 60/70.

blacksploit

 

 

 

 

 

-cinque canzoni “tue”

The Pogues Dirty Old Town

Townes Van Zandt Waitin’ Round To Die

The Band Whispering Pines

Johnny Cash God’s Gonna Cut You Down

 Secondo Casadei Romagna Mia

casadei

 

 

 

 

 

-qualche concerto memorabile

Tantissimi, uno dei più belli sicuramente Giant Sand a Spazio 211, praticamente seduto sul palco.

-un concerto drammatico

Col senno di poi un concerto di Gianni Morandi visto con mia mamma in un centro sportivo a Rimini…l’unica canzone che conoscevo allora (avevo 6 o 7 anni) era Marinaio e passai tutto il tempo ad aspettare che la cantasse…nemmeno mi piacque troppo, ma a fine concerto ho insistito con mia mamma perché si facesse fare l’autografo (non avendo fogli ce lo fece su un pacchetto schiacciato di Merit o di Kim, non ricordo bene).

 

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Il Rimini (la canzone è il vecchio inno della scquadra Rimini Vai di cui ho ancora il 45 giri, purtroppo senza copertina)

rimini vai

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

 

Beh, promuovo la mia allegra banda musicale,

Thomas Guiducci & The B-Folk Guys,

ci trovate al sito

thomasguiducci.wix.com/bfolk

 

oppure su facebook

www.facebook.com/thomasguiducci.bfolk

 


THOMAS GUIDUCCI & THE B-FOLK GUYS _0

 


Andrea Fiumefreddo

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Riofrio

-vinile o cd?

 Per una questione anagrafica e di pigrizia, cd.

-primo disco comprato

 Rabbrividisco al solo pensiero: temo che fosse una cassetta di These Days dei Bon Jovi

o un cd di Made in Heaven dei Queen!

In entrambi i casi qualcosa di veramente terribile.

 Invece il primo cd comprato da Backdoor è stato Blank Generation di Richard Hell and The Voidoids.

These+Days+Bon+Jovi 20120908223945!Blankgeneration

 

 

 

-ultimo disco comprato

Human League Dare!

az_8422_Dare_The Human League

-il disco che hai cercato per più tempo

 The Feelies The Good Earth

thefeelies1

-il disco che ti rende più orgoglioso

Crashing Through, il box set dei Beat Happening

Beat+Happening+-+Crashing+Through+-+BOX+SET-334886

-il disco più bello comprato da Backdoor

Tanti. Forse Colossal Youth degli Young Marble Giants.

Young Marble Giants-Colossal Youth

-il disco più brutto comprato da Backdoor

Non saprei. Magari ho acquistato degli album che non sono nelle mie corde, ma sempre in maniera consapevole.

-come è ordinata la tua collezione?

 Nessun ordine alfabetico, tendo semplicemente a dividere i digipak dai jewel case.

Parafrasando il “professor” Scoglio la mia collezione è ordinata “ad minchiam”.

ScoglioFranco216

-i “tuoi” cinque dischi

 The Raincoats Odyshape

Felt The Strange Idols Pattern and Other Short Stories

Galaxie 500 On Fire

Pixies Doolittle

R.E.M. Automatic for the People

raincoats odyshapefeltyonfire

 

 

 

 

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-il “tuo” disco cult

I Don’t See You as a Dead Girl delle Tibi Lubin e Unisex dei Blueboy.

Due perle scoperte grazie a Backdoor.

tibi lubinBlueboy - Unisex F+

 

 

 

 

 

 

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

 In questo periodo sto riascoltato con malcelato piacere i primi dischi degli U2.

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Inoltre amo alla follia le band femminili nate dalle ceneri del punk (Marine Girls, Dolly Mixture, etc…) o  semplicemente  alternative (Lois, Breeders, Tender Trap, etc…).  Ma questo non è un guilty pleasure di cui vergognarsi!

 

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-cinque canzoni “tue”

Big Star Take Care

Scott Walker 30 Century Man

Neil Young Barstool Blues

Love Alone Again or

Massimo Volume Stagioni

Scott+Walker

-qualche concerto memorabile

I Perturbazione visti ad Avigliana nel 2011, naturalmente in compagnia degli amici di Backdoor.

Paolo Spaccamonti, accompagnato da Marco Piccirillo al contrabasso.

Penso fosse il 2008, la location il Basaglia.

-un concerto drammatico

Inizio anni 2000: Madaski apre il concerto dei Sonic Youth alla Pellerina.

Come Mourinho mi sto ancora domandando “porqué?”

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

 Il Toro. Big Star Try Again.

E’ davvero dura essere un tifoso del Toro.

I Big Star sono stati una band maledettamente sfortunata.

Il Toro è sfigato per antonomasia. In pratica il connubio perfetto!

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Mi unisco all’appello lanciato da Nando: più dischi e libri per tutti!

recordsbooks


Paolo Spaccamonti

Postato il

sppacm

-vinile o cd?

Cd, per pigrizia e mancanza di spazio.

 -primo disco comprato

Madonna Who’s That Girl

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 -ultimo disco comprato

Low  The Invisible Way

low

-il disco che hai cercato per più tempo

Sinner Dc Ursa major 

sinner dc

-il disco che ti rende più orgoglioso

Talk Talk  Spirit Of Eden/Laughing Stock

Talk Talk

-il disco più bello comprato da Backdoor

Mark Hollis s/t

HOLLIS2

-il disco più brutto comprato da Backdoor

qualcosa consigliato dal Signor Franco, forse i Diaframma

diaframma

-come è ordinata la tua collezione?

Ordine alfabetico

 -i “tuoi” cinque dischi

Boards of Canada  Geogaddi

Morphine  The Night

Dr. Dre 2001

Black Sabbath Vol. 4

Pink Floyd Animals

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Black+Sabbath+Vol+4+vol4pink floyd

 

 

 

 

 

 

 

 

-il “tuo” disco cult

Katatonia Brave Murder Day

katatonia

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

 Mc Hammer  U Can’t Touch This (video e brano)

mc hammer

-cinque canzoni “tue”

Black Sabbath  Supernaut

Paolo Conte Una faccia in prestito

Franco Battiato  Un’altra vita

Luigi Tenco  Vedrai vedrai

Piero Ciampi  Il natale è il 24

supernaut

 -qualche concerto memorabile

 Black Sabbath – Gods of Metal 1998, Milano

Blixa Bargeld (Rede/speech) Barrumba 2003, Torino

Stooges – Traffic , Torino, 2004.

Di ritorno da quest’ultimo assisto a una scena memorabile. Sto attraversando il parco della Pellerina quando improvvisamente vengo sorpassato (sul prato) da una limousine nera. Non faccio in tempo a realizzare l’accaduto che una ragazza bionda spunta dal nulla e si lancia sul cofano della macchina. L’auto inchioda, si abbassa il finestrino posteriore, IGGY POP. Silenzio. Breve scambio di sguardi poi lui le fa cenno di avvicinarsi e limonano come pochi. Così. Due minuti di passione poi l’iguana torna al suo posto e l’auto sfreccia via inghiottita dall’oscurità del parco.La ragazza ancora immobile sorride incredula. Bomba.

 -un concerto drammatico

Lou Reed : Olimpiadi in piazza Castello a Torino.

L’avrei strangolato. Ma anche Gonjasufi e Martin Rev mi hanno messo alla prova.

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Non tifo per cui nessuna, ma non so perchè, sono ossessionato dall’inno del Milan.

E’ terrificante, me ne rendo conto, ma non posso farci nulla.

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Lo split vinile  in condivisione con Stefano Pilia in edizione limitata, trasparente e/o nero 180gr. con copertina serigrafata,

uscito da poco (aprile 2013) su Escape from Today e Brigadisco.

http://www.paolospaccamonti.com/

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Marco Gotta

Postato il

marco

-vinile o cd?

Cd e vinile, soprattutto vinile.

-primo disco comprato

The Man-Machine dei Kraftwerk e il 45 di Grease con Summer Night, comprati insieme alla Standa.

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-ultimo disco comprato

In Zaire White Sun Black Sun per l’Italia,  Jacco Gardner Cabinet of Curiosities e

Renny Wilson Sugarglider per l’Europa e il Resto del Mondo.

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-il disco che hai cercato per più tempo

Dharma Bums Welcome sparito,  poi all’improvviso l’ho ritrovato dieci anni più avanti,

come sia passato dal 1991 al 2001 resta un mistero.

dharma bums

 

-il disco che ti rende più orgoglioso

Vado matto per i cofanetti come The Brain in the Box, Andy Partridge Collector’s Album,  la casa della Motown, Congotronics.  Ma anche Pulseprogrammin Tulsa perché lo monto e sono a casa.

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-il disco più bello comprato da Backdoor

Tutti. Ho iniziato al banchetto a Torino Esposizioni, c’era il sig.Franco, e non ho più mollato.

-il disco più brutto comprato da Backdoor

Forse qualcuno ce l’ho, ma è colpa mia.

-come è ordinata la tua collezione?

In ordine d’acquisto per anno, anche per i cd, ma qui ho un po’ più di casino.

Però vinili e cd dell’Africa fanno sezione a parte e i cd sono divisi in Italia e resto del mondo.

-i “tuoi” cinque dischi

The For Carnation  The For Carnation

Unwound  Leaves Turn Inside You

Motorpsycho  Timothy’s Monster

Lucio Battisti  Anima Latina

Paul Simon  Graceland

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-il “tuo” disco cult

Motorpsycho  Soothe

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale – disco, band o genere – inconfessabile)

La musica africana, tutta. I Rockets e Alan Parsons Project.

musica africanarocketsalan parosns

 

 

 

 

-cinque canzoni “tue”

Mazzy Star  Fade into You

Luna  Indian Summer

The La’s  There She Goes

Hoodoo Gurus  Out That Door

Cochi e Renato  E la vita, la vita

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-qualche concerto memorabile

Sunn O))) allo Spazio211 e alle ex carceri Le Nuove. Dietro di una spanna i Wilco allo Spaziale festival, superbi anche in mancanza di corrente e solo lo scorso anno il circo dei divertimenti dei Flaming Lips.

-un concerto drammatico

Notte scura ai Docks Dora, Isis gruppo principale, superlativi e, ad aprire Justin Broadrick/Jesu.

Peccato che a lui non funzionasse niente, laptop e macchine varie fermi e attesa per più di un’ora prima che qualcosa si sbloccasse. 

Secondo me bastava spegnere e riaccendere.

 

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Toro. Sempre in bilico dei Negazione perché siamo sempre lì tra gioia e tristezza.

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

da molti anno faccio volontariato in Africa e ogni anno ci torno.

www.bankuore.it

Logo Bankuore

 


Bruno Grassone

Postato il

brunog

 

-vinile o cd?

Il vinile, per le copertine. Come queste:

Associates Sulk

Offlaga Disco Pax Gioco di Società

Microdisney The Clock Comes Down The Stairs

Echo & The Bunnymen Heaven Up Here

Cocteau Twins Garlands

SULK

-primo disco comprato

Cerrone Supernature

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-ultimo disco comprato

La ristampa in vinile di To Each… di A Certain Ratio

a certain

 

-il disco che hai cercato per più tempo

Vice Versa Music Four EP, 7” 

vice

-il disco che ti rende più orgoglioso

Circus Mort s/t, 12”    

CircusMort

 

-il disco più bello comprato da Backdoor

Massimo Volume Lungo I Bordi

lungo i bordi

-il disco più brutto comprato da Backdoor

Rinf Volksprodukte

rinf

 

-come è ordinata la tua collezione?

Post-Punk (cd), Indie-Rock US (cd) e una sparuta rappresentanza tropicalista in camera da letto; il resto in cd, tutti i vinili (LP, 12”, 10”,7”), e le cassette in sala ordinati in ordine alfabetico (sezioni a parte per: Smiths/Morrissey, Sonic Youth, Stereoloab e i 7” della Sarah).

-i “tuoi” cinque dischi

Wire 154

The Smiths The Queen Is Dead

Minutemen Double Nickels On The Dime

Massimo Volume Lungo i bordi

PIL Metal Box

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lungo i bordipil

 

 

 

 

 

-il “tuo” disco cult

Palais Schaumburg s/t

palais

-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale – disco, band o genere – inconfessabile)

Un disco: Face Value di Phil Collins

Phil+Collins

-cinque canzoni “tue”

“Quando il mondo crolla, c’è qualcosa che resta fermo al suo posto”

(lo dice Billy Bragg in Levi Stubbs’ Tears)

Quando “fuori” c’è tempesta, queste le ho sempre trovate ferme al loro posto:

The Smiths Hand In Glove

Josef K It’s Kinda Funny

Cocteau Twins Sugar Hiccup

Chic Good Times

Scritti Politti Faithless

Ne aggiungo una, importantissima, quella del “commiato”:

The Clash Straight To Hell

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-qualche concerto memorabile

Talking Heads, a Milano nel tour di Remain In Light, Jesus and Mary Chain, al Big di Torino con Psychocandy ancora fresco di stampa, Happy Mondays, in un buco a CamdenTown quando ancora non se li filava nessuno, tutti i concerti visti dei Massimo Volume, i Big Black a Londra (1987)

-un concerto drammatico

Guccini, primissimi anni 80, per motivi di cuore.Io con la maglietta dei PIL e una spocchia post-punk molto Paul Morley,  lei,  fascinosa, che sosteneva che Via Paolo Fabbri 43 fosse il disco della sua vita . Ora lei è una cantante jazz e io lavoro all’Alenia. Qualcosa è andato storto.

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

JUVE. Happy Mondays W.F.L.,  12” Vince Clarke remix

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-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

Una bacheca, da Backdoor, dove i clienti mensilmente possano affiggere le proprie preferenze in fatto di musica, libri, film etc. Una cosa molto Circolo Pickwick, direi.

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Loris Zecchin

Postato il

loris z

-vinile o cd?

L’uno non esclude l’altro necessariamente

-primo disco comprato

Iron Maiden Powerslave

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-ultimo disco comprato

Areski & Brigitte Fontaine Le Bonheur

areski

-il disco che hai cercato per più tempo

Joan La Barbara Reluctant Gipsy

la barbara

 

-il disco che ti rende più orgoglioso

The FU’S Do We Really Want To Hurt You?

F.U.'s

-il disco più bello comprato da Backdoor

The Carnival Of Fools Blues Get Off My Shoulder

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-il disco più brutto comprato da Backdoor

The Spiny Anteaters Last Supper

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-come è ordinata la tua collezione?

Per generi. E non potrebbe essere altrimenti. Mi manca la metodicità per sistemarli in ordine alfabetico sullo scaffale, calcolando gli spazi per i futuri arrivi…

-i “tuoi” cinque dischi

This Heat Deceit

Pain Teens Beast Of Dreams

Experimental Audio Research Phenomena 256

Fushitsusha Live 2

AA/VV Jazzactuel

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-il “tuo” disco cult

The Stooges The Complete Funhouse Sessions

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-il tuo “guilty pleasure” (la tua passione musicale –gruppo, band o genere- inconfessabile)

I pungenti odori speziati delle compilation Sublime Frequencies e Finders Keeper

sublime frequencies

-cinque canzoni “tue”

Negazione Qualcosa Scompare

Dead Moon Dead Moon Night

The Fall Rowche Rumble

Kim Fowley Strangers From The Sky

Bored! Little Suzie

Negazione

-qualche concerto memorabile

Borbetomagus @ Kino Siska, Ljubljana (Slovenia) un freddo lunedì sera di fine 2011; Pg.99 @ il mitico CSA Farkadize di San Giorgio di Nogaro (UD) estate 2002; Pissed Jeans @ Unwound Club (Padova) 2008…

 -un concerto drammatico

Reunion Youth Of Today a Padova nel 2003

-la tua squadra di calcio e una canzone che la rappresenti

Detesto il calcio, sorry

-promuovi una tua iniziativa (o qualcosa che ti piace)

supportate solar ipse fanzine: http://solaripse.altervista.org/

homo scaricans vade retro!

si5