Il mondo Backdoor. Contributi sparsi tra playlist,
meraviglie annidate tra la polvere e follie condivise.
Tutto in Via Pinelli 45, Torino.
Satisfaction guaranteed: Pinelli Park
Piccolo sondaggio backdooriano.
alla fine hanno vinto gli estivi di un punto. Così è.
-mi piace l’estate
Mi piace osservarla, l’estate. Prendermi il tempo per assaporarne i profumi, gli odori. Tutti. Il lungomare come piano sequenza.
-elencare qualche aspetto positivo dell’estate
Immaginate serate bollenti, di fronte al mare, corpi che si sfiorano, sudore, eccitazione naturale o artificialmente catalizzata da pastiglie e bevande dai colori improbabili. Il ritmo che pulsa e i cuori che accelerano per stargli dietro. E poi il silenzio. Il sole mostra il primo frammento di circonferenza dalla linea blu del mare e un altro giorno chiude il sipario su bicchieri mezzi vuoti abbandonati sui tavolini, frammenti di carta da filtro, puzza di urina mista a olio solare. Io sono quello che ama respirare il presente che i corpi sudati macinano gioiosi. Osservare piuttosto che partecipare. Arrivare quando tutta l’urgenza del vivere ora, qui, come fosse l’ultimo respiro prima di morire, finalmente si quieta. E’ un lampo (caldo e avvolgente) di serenità, prima che la festa ricominci fra qualche ora. La mia isola, dove quell’immensità blu ci guarda e determina il mio limite. L’estate metafisica. L’isola come concetto atemporale.
-una descrizione tua estiva
Poco prima del tramonto, in riva al mare. Quando un buffo di sole accarezza ancora le pelli stanche e il flusso di persone comincia a lasciare il bagnasciuga. Ascolto uno fra Masin, Battisti o qualche genietto pop inglese che ha sognato i tropici in cartolina. Osservo quei sorrisi, quei corpi pronti per darsi alla notte o per l’ultimo tuffo e li abbraccio. E’ la cristallizzazione massima di tutti i presenti possibili. Vorrei non finisse mai.
-un disco e/o un libro per esaltare l’estate
Solitamente e per contrasto il libro è un volume enorme, anche faticoso, che richieda la necessita di cullare il tempo. Quest’anno sarà Gli Increati di Antonio Moresco. Le canzoni, tante, per ogni anno passato al mare, d’estate: Jolla di Tempelhof e Gigi Masin, La Canzone del Sole di Battisti, Wild Horses dei Prefab Sprout, Summer Babe dei Pavement, Forgotten Bridges di Stuart Moxham e Louis Philippe per dirne alcune. Forse come disco, sceglierei Subtitulo di Josh Rouse, che racchiude un pò tutto.
-premio crema solare a:
Personaggio: Lucio Battisti
Oggetto: Definitivamente la copertina di If WIshes Were Horses dei BlueBoy. L’estate del Cuore.
Sono un tipo definitivamente estivo.
Amo l’estate perché :
- il mio primo bacio fu in inverno, ma l’inverno romano del 1987: praticamente l’anticipazione dell’estate che sarebbe arrivata qualche mese dopo
- Loano a giugno in compagnia dei nonni con in cuffia gli Smiths
- la Juventus fa il vernissage a Villar Perosa e ogni volta che ci penso mi prende una malinconia inestinguibile.
La glorifico ascoltando questo capolavoro, ogni estate:
Deutsch Nepal + The Moon Lay Hidden Beneath a Cloud A Night In Fear
La mia situazione estiva perfetta:
Piazza Bologna ( Roma) ad agosto, l’asfalto prende fuoco e la piazza circolare diventa un vortice nel quale dimenticare se stessi.
Sono un tipo estivo.
- pantaloni corti da giugno a settembre, cedrata e panaché
-disco: Nozinja Nozinja Lodge
-libro: Etgar Keret Sette anni di felicità
-premio crema solare: Giampiero Ventura
-elencare qualche aspetto positivo dell’estate
Le ragazze si vestono meno
Non lavoro per un mese
Le pesche
e la glorifico in questo modo
Picol Lis Neris, temperatura di servizio 11°
-una descrizione tua estiva
Tutti nudi a Matala
-un disco e/o un libro per esaltare l’estate
Poco prima dell’aurora Fossati-Prudente
Lo Straniero Albert Camus
-premio crema solare a:
Zonker Harris
Mi piace l’estate perché:
- fino all’anno scorso su Raitre compariva la pubblicità della Cedrata Tassoni;
- si corre il Tour de France;
- al cinema liberty di Bordighera proiettano le seconde visioni dei film che non sono riuscito a vedere nel corso dell’anno;
- in alta Val di Viù piove per tutto il mese di agosto.
e la glorifico:
- passando almeno un pomeriggio sul lungomare di Bordighera nella vana attesa di veder comparire all’orizzonte Robyn Hitchcock;
- ascoltando Climate of Hunter di Scott Walker e Frozen Orange di David Kilgour
- leggendo Se questo è un uomo e La tregua di Primo Levi.
Premio crema solare:
- al mitico Leo Junior (Beach Soccer World Championship Best Player and Top Scorer nel 1995, 1997, 1998 e 2000).
Voa Canarinho Voa!
Adoro l’estate.
Adoro la città vuota di agosto, andare in bici per le strade deserte, attraversare Corso Lecce col rosso, il silenzio. Mi piace il caldo stordente, l’aria che fluttua lontano sull’asfalto (questa potrebbe essere una posizione di minoranza).
Mi piace non fare niente, e d’estate non faccio niente (non è vero, ma mi piace pensarmi così).
E c’è il calciomercato, puoi illuderti che per una volta il Toro chissà.
Lo so, il mare, le zanzare, la domanda “quando/dove vai in vacanza” di gente a cui non interessa la risposta, e causa famiglia non posso più dare quelle belle risposte tipo “due settimane in Asia Centrale, dev’essere molto interessante”.
Poi, ci si deve divertire per forza, espressioni da Villaggio Turistico, la gente in montagna che va in auto ovunque. Non importa.
E poi la frutta, l’anguria e il ghiacciolo che ti fanno tornare adolescente.
E le pesche sono definitivamente più buone dei cavolfiori, questa non è una posizione di minoranza.
Ascolto poca musica, meglio musica fatta di poche cose (cantautori low fi, cose così).
Leggo libri lunghi e noiosi, classici, e mi chiedo perché lo faccio.
Quest’estate, La storia, forse Moby Dick.
Facile: sono un tipo non estivo.
L’estate, per quanto mi riguarda, inizia ad avere un senso solo al di sopra di una linea immaginaria individuata da queste coordinate: 50° 11′ 01” N, 0° 31′ 52” W (rif. Wikipedia, alla voce English Channel).
Lì si inizia a ragionare: cieli plumbei, stridio di gabbiani, zaffate di fish&chips, vento e pontili protesi verso il mare più bello che c’è.
Al di sotto è un inferno.
La montagna non mi piace.
Al mare(dove normalmente trascorro l’estate) mi scotto pure i piedi.
In città, persino ascoltare i dischi mi risulta faticoso.
Aspetti negativi dell’estate ?
Il sole (ovvio), la sabbia, le creme: la combinazione delle tre mi è letale.
E poi d’estate non c’è più nulla: non escono dischi, non c’è il campionato, il vitello tonnato scompare dai menù.
Infine non sottovaluterei, tra gli orrori dell’estate, i (pantaloni a) pinocchietto.
Per me è più che sufficiente.
Mi difendo così:
maglietta “JE SUIS CANTONA”, pantaloncini linea “Wawrinka-al-Roland-Garros”, ray-ban, birra cecoslovacca e Tuttosport.
Il tutto rigorosamente all’ombra.
Leggerò Underworld di De Lillo, ascoltando Head Over Hills dei Cocteau Twins.
Premio Aria Condizionata
A me stesso: una settimana sulla spiaggia di Margate con la felpa e A Distant Shore in cuffia.
Detesto l’estate
-elencare qualche aspetto negativo dell’estate
Potrei dilungarmi, ma cercherò di essere breve.
Calura e sensazione di pre-morte a parte elencherò un aspetto pratico ed uno estetico.
1. Ho caldo. Quanti soldi posso investire per ovviare al problema? Si riduce ahimè a una mera formula matematica: “Il grado di sopportazione della calura è inversamente proporzionale al denaro che si è costretti a spendere” Stare al fresco costa.
2. Bermuda e pantaloncini. Si pensa siano d’obbligo e a malincuore li uso anche io, ma il risultato è che qualunque uomo appare imbecille in pantaloncini, spesso perché non comprende che accoppiarli con calzature aperte peggiora la situazione. Se poi sei tedesco il calzino è d’obbligo e si scivola nel trash. Giusto per fare un esempio: qualcuno ha mai visto immagini di Clint Eastwood in calzoncini? Non ne esistono. Anzi con Sergio Leone girava western in Andalusia con tanto di poncho.
Mi difendo in questo modo
Vita pre-genitoriale:
Rimedio per afa #1 – Raggiungere i 1000-1500m sopra il livello del mare / psicadelia e kraut
Rimedio per afa #2 – Raggiungere i 1500-2000m sopra il livello del mare / elettronica
Rimedio per afa #3 – Viaggetto in paese nordico / wave e dark a palla
Rimedio per afa #4 – Mare (isole o sud) / ambient e post rock
Rimedio per afa #5 – Sala prove nei sotterranei dei Docks Dora / DIY
Vita genitoriale
Rimedio per afa #1 – Acquaticità in piscina comunale / Peppa e i suoi amici
Rimedio per afa #2 – In campagna dagli zii / Masha e orso
Rimedio per afa #3 – Liguria / Raiyoyo e/o DVD di Pimpa
-un disco e/o un libro per salvarsi dall’estate
Pochissimi possono davvero sfuggire all’estate.
Per quasi tutti è un lento soccombere. Consigli:
DISCO: William Basinski – Disintegration Loops // per un lento disfacimento
LIBRO: Michel Houellebecq – Sottomissione // eloquente direi
VISIONI: Fargo – Serie TV // 10 puntate di questa serie immerse nel gelo e nella neve potrebbero rinfrescare.
Detesto l’estate
-elencare qualche aspetto negativo dell’estate
L’estate mi ripugna e la odio più di Bruno Martino. È una stagione malefica inadatta al mio corpo, governata dalla pigrizia e dall’abbandono. Per uno come me, che vorrebbe perdere completamente l’olfatto, è insostenibile. L’estate puzza, i corpi marciscono (salite sul metrò verso le 13 e poi ne parliamo). Le città sono invivibili, i muri bollenti, scavi e lavori ovunque, bonghisti nelle piazze, immondizia e muri lordi di scritte hih hop. Perdo i sensi, tracollo. Odio la sensazione di divertimento obbligatorio che si porta dietro, è un capodanno lungo mesi. I pazzi sono nelle strade, tutta questa gente con i sandali, le Crocs, quelle scarpe orrende di carattere medico (Dr. Scholl), le canottiere, persino i piedi scalzi. Li temo. Il mare è quasi insopportabile, con la sensazione mefitica di salsedine sulla schiena, come fossimo bestie, e in montagna c’è troppa gente, arriva con le macchine, griglia ovunque, le radio con l’hip hop italiano. Mi sento svenire, conto i giorni che mi separano da ottobre, il meraviglioso autunno. Questa stagione mirabile che ristabilisce finalmente ciò che manca del tutto all’estate: il decoro. Non ce la posso fare, no.
Mi difendo in questo modo
Metto il condizionatore su 19 gradi e con il pulsante energetic (c’è un tizio muscoloso sul tasto).
Mi sdraio e resto immobile.
Mi alleno alla morte.
La versione di me che più ricordo con piacere è quella dell’estate del 2001. Tutti erano in spiaggia e dopo un po’ si accorsero della mia assenza. Quando mi trovarono ero in un parcheggio con il motore accesso, la faccia sul condizionatore al massimo e Sparklehorse che suonava.
Immobile, come se mi avessero sparato alla nuca.
-un disco e/o un libro per salvarsi dall’estate
non c’è scampo alcuno, se non siete strutturati.
Comunque ambient minimale: Loscil, Basinski, poco altro.
D’estate non leggo quasi mai.
-premio aria condizionata a:
“Sì, non c’è niente di male nella scienza. Sai, io tra l’aria condizionata e il papa, scelgo l’aria condizionata” (Woody Allen)
fa banalmente caldo, le giornate sono troppo lunghe, notte alle cinque di sera è bello, la gente si sente autorizzata a spogliarsi ignorando i propri limiti, la corsa alle ferie quasi obbligate perché è estate.
Mi difendo lavorando e godendomi la mancanza di code in tangenziale, parcheggi vuoti tutto con molta calma.
Mi premio con granite assortite e muri di casa spessi un metro ascoltando musica classica moderna nordica, minimalisti assortiti e sognanti, leggendo i primi due tomi de La mia battaglia di Karl Ove Knausgard La morte del padre e Un uomo innamorato.
buona estate a tutti comunque voi siate.
Non è che odio l’estate, preferisco evitarla specialmente dalle nostre latitudini, nel nord est produttivo.
Gli ultimi anni siamo scappati tra il 53 e il 64 parallelo nord, per prendere un po’ di refrigerio e allontanarci dalle masse che affliggono il mediterraneo. Quest’anno invece sarà un’estate italiana, non avendo molti giorni di ferie, ma sempre evitando spiagge e creme solari al cocco.
Come armi di difesa uso la birra, spritz e cocktail vari ghiacciati, mi chiudo in casa con le finestre oscurate e il condizionatore accesso.
Disco: la freschezza di Staying Home degli A Minor Place mi dà sollievo
Libro: la pesante afa descritta in L’eco di sparo di Massimo Zamboni, mi fa sembrare la nostra calura meno opprimente
Dopo quelle sugli anni Sessanta, Settanta e Ottanta, esce in allegato al numero di luglio la quarta guida pratica di Rumore: gli anni Novanta raccontati attraverso 50 dischi cult selezionati da Carlo Bordone.
Come da tradizione imprescindibile e imperdibile Martedì presenteremo la guida a Casseta, nella sua versione Estiva (Parco Culturale Le Serre, Grugliasco (http://www.cassetapopular.it/).
Saranno presenti Carlo Bordone,Rossano Lo Mele, amici e giornalisti della rivista, Maurizio Blatto e George Self Pylon. Si comincia alle 19.30 con l’aperitivo.
A seguire, l’Arnaldo Forlani Blues Explosion Quiz Anni Novanta.
Dopo l’incredibile successo del Trofeo De Michelis – Quiz Anni Ottanta, torniamo a sondare quanto ne sapete davvero sugli anni della vostra giovinezza (cinema, musica, tv, minchiate assortite & everything).
Conduce Maurizio Blatto, giudice supremo Giorgio Pilon, notabile amministrativo Il Direttore.
Sarà una serata incredibile.
È morto a Kinshasa, all’età di 66 anni, l’ex calciatore Ilunga Mwepu.
Lo celebriamo pubblicando un mio articolo scritto (credo) quindici anni fa per la gloriosa fanzine Football Mad.
Long May You Run, Ilunga.
“Comunque, vedrai, appena il calcio africano acquisirà un po’di professionalità, quelli non ci fanno veder più palla”. “E poi, che atleti! Fisicamente sono superiori a tutti, un po’di esperienza e tecnica in più e ti saluto, caro il mio calcio europeo”. Anni e anni di profezie simili e poi finalmente sono arrivati Weah, Kanu, Finidi e soci a corroborare tesi che iniziavano a sembrare troppo esili. Prima, soltanto qualche caso sporadico. Il Camerun dello statuario Milla e lo Zambia che ficca quattro castagne all’Italia delle Olimpiadi del 1988. Ma prima, prima ancora, chi ha fatto la storia del calcio africano? La risposta non può che essere una e una sola: suo malgrado, lo Zaire del 1974. I Leopards dello Zaire sono entrati nella leggenda del calcio grazie ad un paio di batoste feroci, ma soprattutto in virtù di gesto geniale, sorprendente e “definitivo”. Calma, andiamo per gradi. Mondiali del 1974, Germania. Il grande show di Cruyff, Beckenbauer, Rivelino e del capocannoniere polacco Lato. Il Mondiale di Chinaglia che, leggiadro, indica a Valcareggi le modalità per andarselo a prendere nel culo, simbolo deragliante di un Italia eliminata subito e capace di vincere unicamente con la nazionale di Haiti, dopo essere andata sotto per un gol di Emanuel Sanon, cannoniere e simbolo insieme al portiere acrobata Henry Francillon della nazionale dalla casacca rossa. Il Mondiale di Jurgen Sparwasser che, il 22 di Giugno, segna e assegna il “derby del Muro” (così venne definito all’epoca, un’epoca dove nessuna Trabant aveva ancora capottato nell’Occidente) alla Germania dell’Est e se la ghigna alla faccia dei futuri campioni, prima di tornare a casa per colpa di Neeskens, Rensenbrink e Rivelino nel primo girone di semifinale. E’proprio nel 2° gruppo di quel Mondiale, che vengono inseriti i Leopards, casacche verde prato, tre righe gialle Adidas, stemmone con il leopardo sul torace ed orgoglio dello Zaire tutto. Campi da gioco: Francoforte e Gelsenkirchen. Rivali: Jugoslavia (ah, i perfidi slavi, sempre temibili…), Scozia (l’unica squadra a non aver mai perso una partita durante le qualificazioni a Germania‘74!) e i campioni in carica del Brasile (u Brasil, Rivelino, futebol bailado, samba, Dirceu…). Girone bello difficilotto per i leopardi, ma chissà, potrebbero anche essere una rivelazione, non si può dire. Ricordiamo che quelli erano anni in cui il calcio non dominava la televisione e ben poco si vedeva oltre gli spalti italici. Tutto può essere. Ovviamente non fu. Lo Zaire risultò tanto “naif”, sprovveduto e debole da suscitare una simpatia immediata e sempiterna. Una vera armata Brancaleone al cospetto del calcio europeo e sudamericano, un’accolita di improvvisatori che, peraltro, rappresentava realmente il meglio del calcio africano all’epoca. Sempre nel 1974, in Egitto, fu infatti proprio lo Zaire ad aggiudicarsi la Coppa d’Africa (girone eliminatorio alle spalle del Congo e sopra Guinea e Mauritius, semifinale vinta per 3 a 2 sui padroni di casa dell’Egitto e finale vinta nella partita di ripetizione per 2 a 0 sullo Zambia, dopo l’1-1 e il 2-2 ai tempi supplementari della gara giocata il giorno prima). Inoltre l’anno precedente, la formazione zairese dell’A.S. Vita si era aggiudicata la Coppa dei Campioni d’Africa, subentrando ai successi del 1967 e 1968 del TP Englebert. Il presidente (imperator-simil dittatore) Mobutu Sese Soko aveva ripulito la capitale Kinshasa dalla criminalità con una maxi retata conclusasi con un’esecuzione di massa nei sotterranei dello stadio e, in ottobre, avrebbe cercato lustro ospitando il leggendario incontro di boxe tra Mohammed Alì e George Foreman, con imperdibile corredo di James Browm, Miriam Makeba e Spinners. I presupposti c’erano. Lo Zaire, nelle qualificazioni africane ai mondiali, fece fuori, nell’ordine: Togo, Camerun, Ghana, Zambia ed infine Marocco. Sì, i presupposti c’erano. Poi si giocò e ci si accorse che quello che mancava era la squadra. Un disastro. Si partì il 14 giugno alle 19,30: Westfalenstadion di Dortmund, Scozia e Zaire di fronte a ventisettemila spettatori. I Leopards schierano Kazadi, Mwepu (ricordate questo nome), Mukombo, Buhanga, Lobilo, Kilasu, Mayanga, Mana, N’daye, Kidumu e Kakoko. Formazione di tutto rispetto, come avrete intuito dai nomi, ma non sufficiente ad arginare gli scozzesi, che non spingono al massimo ma insaccano due pere, al 26° con Lorimer e al 33° con Jordan, entrambi in forza al Leeds United. La tv italiana non manda nemmeno la partita in diretta, si accontenta di una misera sintesi alle due di pomeriggio del giorno dopo. Ehi, cazzo facciamo, snobbiamo i leopardi? Comunque, poco male, non è stata una vera Waterloo, vediamo cosa succede con la Jugoslavia. Eh, vediamo dai. 18 Giugno, Gelsenkirchen, Parkstadion, ore 19, trentunmila spettatori (per mamma Rai ancora sintesi il giorno dopo). Lo Zaire schiera la stessa formazione dell’esordio con la sola variante di Kembo al posto di Mayanga. D’altro canto, squadra che ne prende solo due, non si cambia. Il dramma è che i leopardi ne buscano nove. Nooove a zero!! Una mazzata bestiale. Ecco i marcatori: Bajevic (8°, 30°, 81°), Dzajic (14°), Surjak (18°), Katalinski (28°), Bogicevic (38°), Oblak (51°) e Petkovic (65°). La squadra è allo sbando e ad un certo punto pare persino che la Jugoslavia (anche gli slavi non son poi così perfidi…) decida di non infierire troppo. Un gesto (non ancora quello) sintetizza l’intero incontro: al ventunesimo, il portiere Kazadi, tra le lacrime, chiede di essere sostituito. Più tardi affermerà che mai, nella vita, si era sentito così umiliato. Aggiungiamoci l’espulsione di N’daye e avremo il quadro di una squadra fatta a pezzi, letteralmente schiantata. Sberla dura, anche perché ora tocca al Brasile, nientemeno che ai campioni del mondo. Facendo le dovute proporzioni si teme un risultato stile cappotto d’Astrakan, qualcosa tipo ventisette a zero o giù di lì. I Leopards, giustamente, si cagano un po’ nella tuta, ma fieri, si presentano comunque puntuali all’appuntamento con la storia. Che è fissato alle 16 del 22 Giugno, ancora al Parkstadion di Gelsenkirchen (per la cronaca, manco i detentori del titolo convincono la Rai a mandare l’incontro in diretta) di fronte a trentaseimila spettatori. Lo Zaire persuade Kazadi a tornare tra i pali e cambia qualche elemento: dentro i nuovi Kibonge, Tshinabu, N’Tumba e vediamo un po’ cosa succede. Succede che il Brasile ne infila tre (Jairzinho 13°, Rivelino 67°, Valdomiro 78°), il che, date le previsioni, è un mezzo trionfo. Troppa la disparità. Nonostante quello non fosse un Brasile irresistibile schierava comunque Leao, Nelinho, Luis Pereira, M.Marinho, F.Marinho, Piazza, Rivelino, Jairzinho, Leivinha, Cesar Carpegiani e Edu, collocandosi, rispetto agli africani, letteralmente su un altro pianeta. Non è comunque nelle tre legnate brasileire che si deve cercare il diamante dell’incontro. Il picco, il gesto geniale (ecco, ci siamo) si colloca tra i nove metri circa che separano Rivelino, posizionato davanti al pallone, e la barriera leoparda schierata qualche metro davanti alla linea dell’area di rigore. Come d’abitudine su ogni punizione, Rivelino prende una lunga rincorsa mentre l’arbitro rumeno Rainea, novello mossiere del Palio di Siena, suda sette casacche per tenere a bada gli scalpitanti leopardi. Stop. Fermo-immagine sul numero due dello Zaire, il volenteroso Ilunga Mwepu (sì, di nome faceva proprio Ilunga, come quando cercate di spiegare a vostra bisnonna con che lettera inizia Juventus) che tarantoleggia in barriera. All’improvviso Rainea fischia e lui, come i geni e gli eroi, i fulminati o i Masaniello che han fatto la storia, appalta la mente e la ragione e si affida al cuore e all’intuito. Vede Rivelino che esita e forse pensa “cazzo fai Rivelino, tentenni, cazzo fai, non tiri? Ah no, beh allora tiro io”. E va. Lui va e corre con falcate imperiose, a metà tra Olivia, la fidanzata di Braccio di Ferro ed Emil Zatopek. Va nel silenzio improvviso, sgambazza davanti a settantaduemila sguardi attoniti di spettatori che lo vedono e pensano “ma cos’hai nella testa Ilunga, l’acqua dei pesci?”. Lui è andato, troppo tardi, ormai è a un passo. Eccolo che arriva e pianta una stanga che nemmeno Ercole e Maciste e Antonio Hinoki e Piedone lo Sbirro messi insieme. Papapum e la palla viaggia verso la porta di Leao. Stop. Il tempo riprende il suo corso naturale, ed è il panico. Rainea, indignato, fischia, chiama Mwepu e lo ammonisce. Jairzinho con una testa afro che al confronto Bob Marley sembra uno appena arrivato al C.A.R. non riesce a trattenere lacrime di riso, va vicino al numero due leopardico e agitando una mano sotto gli occhi, come quando si allontanano le mosche probabilmente gli dice “Uei, Ilunga, ma tu sei completamente andato”. Mwepu intanto, stranito dal giallo di Rainea, letteralmente si inchina e ammicca tipo “va bè, allora ammoniscimi dai, hai ragione tu, dai”. Morale, quest’uomo selezionato tra sedici milioni di abitanti e duemila tesserati zairesi si è presentato ai Mondiali senza nemmeno conoscere le regole basi del calcio giocato. Tipo: se stai fermo novanta minuti sulla linea di porta del portiere avversario facilmente finirai in fuori gioco e se hai una punizione contro non valgono le regole di “fazzoletto” per cui appena fischiano chi arriva primo vince. Meglio così, la stecca diabolica di Ilunga ha consegnato lo Zaire al mito, elevandolo in qualche modo dal mesto ultimo posto al girone (per la cronaca, la Scozia verrà eliminata per differenza reti, pagando oltremodo una certa clemenza riservata ai Leopards) concluso a zero punti e con meno quattordici di differenza reti. Anni luce dopo il black-out dei neuroni di Mwepu verranno le vittorie olimpiche di Nigeria e Camerun, ma il nostro più nostalgico pensiero va all’estroso Ilunga, probabilmente rispedito in qualche cortile, a ripassare i fondamentali dell’arte pedatoria. Se giochi ancora, come meriti, tieni duro e sui corner attento a non fare il terzo tempo, che quello, è il basket.
questa sera, 16 gennaio 2015, al termine della presentazione
di 50×80’s (Casseta Popular, Via Tripoli 56, Grugliasco TO):
gran quiz a premi
Domande di cultura anni ottanta
Conduce Maurizio Blatto
Giudice inflessibile Giorgio Pilon
Vietato l’uso di smartphone,
pena la consegna a una corte marziale presieduta da Stefano Giaccone
consueto appuntamento elettorale
ecco la scheda:
Migliori 10 dischi del 2014:
(i virtuosi possono spingersi fino ai primi 20)
Miglior concerto dell’anno
Miglior canzone dell’anno
Miglior disco italiano dell’anno
Miglior ristampa dell’anno
Disko minkia
Tu sei un dj:
Incredibilmente vieni assoldato da un’agenzia di dj specializzata in feste per vip morti ma resuscitati. Devi mettere i dischi al compleanno di uno dei nomi indicati qui sotto. Scegline almeno uno e indica quattro canzoni.
-Cleopatra
-George Best
-Bombolo
-Camillo Benso Conte di Cavour
Lunedì 7 luglio, con l’autore e la redazione di Rumore, presso il circolo Casseta Popular (Via Tripoli 56, Grugliasco (TO) , presentazione di
In allegato al numero 270/271 di Luglio/Agosto, troverete una delle nuove “Guide Pratiche di Rumore”. Si intitola “Cinquanta per ’70″ e tratta per l’appunto gli anni Settanta: nascosti, sconosciuti, dimenticati o negati. 50 tesori sommersi per esplorare il lato musicale nascosto di un decennio contraddittorio e vitale. Dalla California al Brasile, da Londra a Seoul, dal punk alle porte del cosmo: un ritorno al futuro in 50 album.
Il volume è a cura di Carlo Bordone, una delle più importanti firme del music writing nazionale.
http://rumoremag.com/2014/07/01/rumore-270-271-luglio-agosto-2014/