Backdoor Antivirus 17
Che cosa inizia a mancarvi davvero?
Non parlo degli affetti, delle persone, nemmeno della vita “normale” evaporata.
C’è una piccola abitudine scomparsa che vi ha visitato all’improvviso?
Magari la replicavate abbastanza spesso, senza dargli peso, quasi in automatico e ora, esattamente ora, dareste qualsiasi cosa per poterla fare di nuovo.
Un rito quotidiano, un gusto inseguito, una scaramanzia svuotata del suo significato.
Tanto ora. Tanto per come va.
Io vorrei nuotare.
Ho sempre amato gli sport di racchetta. Tennis, squash, padel. Ma in questi giorni mi manca la piscina.
Quasi mai ci volevo andare davvero, mi costringevo a farlo. Preparavo la borsa la sera e la lasciavo davanti alla porta. Raggiungevo la piscina il mattino presto. Quando tutto funzionava, alle 7,30 ero già in vasca. Ogni movimento, la stretta successione dei gesti calcolata al risparmio: dovevo solo alzarmi, vestirmi, prendere la borsa, camminare cinque minuti ed entrare nel circolo sportivo.
Quando realizzavo cosa stavo facendo, era troppo tardi per ripensarci, tanto valeva tuffarsi e via.
Mentre uscivo assonnato nelle mattinate invernali mi dicevo sempre “ma davvero, chi te lo fa fare?”.
Mi ripetevo immancabilmente “la prossima volta rimango a dormire, ci puoi giurare”.
Stanotte, in una delle tante notti insonni che credo capitino un po’ a tutti (sto sveglio, tanto posso dormire di giorno, tanto per come va), il desiderio dell’acqua fredda sulla pelle, i rumori ovattati, ciaf ciaf, adesso ne faccio ancora dieci a dorso, l’odore del disinfettante, le vetrate appannate, l’orizzonte delle ciabatte di gomma sopra le piastrelle, tutto mi è parso lontanissimo.
Avrei voluto stringerlo con le mani, ma un desiderio è aria.
Così ho acceso una piccola luce per non svegliare nessuno e ho cercato nelle libreria “Il gusto del cloro” di Bastien Vivès.
Graphic novel bellissima. Tavole e tavole di gente che nuota in piscina, colori verdi più che azzurri, cuffie e costumi. Una storia di sguardi e sincronie, tutti allineati, a ritmo, vasche, vasche, vasche.
Mi sono immerso nelle illustrazioni per molto, troppo tempo, sempre con la stessa canzone in cuffia: “Nightswimming” dei R.E.M. E, quando ho finalmente chiuso il libro, mi sono attaccato allo schermo del computer, per guardare il video. Città anonime notturne e poi i corpi leggeri nell’acqua dove i ragazzi erano entrati di nascosto, i contorni sgranati, le bollicine, la voce di Michael Stipe tra gli archi e il pianoforte. Nessuna chitarra. Forse anche nessuna emozione, solo la sensazione di essere leggeri, probabilmente di scomparire.
La bilancia con cui misuriamo il valore di quanto abbiamo perso è uno strumento ancora senza istruzioni.
Proviamo goffamente a ricostruire dentro, qui dentro dove siamo ora, ciò che ci definiva, la piccola impalcatura di gesti e spazi dove fino a poche settimane fa ci muovevamo lievi e inconsapevoli. Senza sapere davvero cosa stessimo forse sciupando.
Ora sbracciamo al buio.
Come se stessimo nuotando di notte.
https://www.youtube.com/watch?v=ahJ6Kh8klM4
Backdoor riaprirà, si spera presto, e i vinili torneranno a girare
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