Backdoor Antivirus 34

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Backdoor Antivirus 34

Colonna portante backdooriana, Gran Visir delle regalie texane ai party natalizi, pregiata firma di Rumore, frequentatore abituale di questo sito (aka Il Direttore): non potevamo non invitare Mauro Fenoglio, ormai a Houston, in Texas, da più di dieci anni, per sentire come sta e come vanno le cose laggiù, all’ombra del ciuffo di Trump.

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Come stai?

Immerso nella mia nuova routine da vita sospesa. Non soffro troppo a stare in casa, per natura. La gestione texana che predilige gli spazi abitativi aiuta. Mio figlio, rientrato all’ultimo dall’Inghilterra, sta sperimentando nuovi limiti alla sua esistenza da hikikimori. Gli abbiamo regalato la soffitta come suo spazio personale. Lo vedo ogni due / tre giorni, incontrandoci attorno al tavolo una mezzora per i pasti. Poche parole, un mio poco convinto tentativo di riportarlo alla realtà e ai doveri e l’accordo sul film da vedere la sera. Il tono pallidamente verde del suo viso aumenta col tempo, ma non siamo preoccupati.

Sei a casa? Da quando?

Le misure locali sono entrate in vigore fra il 12 e il 16 marzo. Hanno iniziato chiudendo la scuola (e le speranze di mia figlia che si doveva diplomare quest’anno, per il ballo di fine anno e tutte quelle tradizioni di fine liceo tipiche degli USA. Ci ricorda ogni giorno nel suo italiano alla Sopranos, che “non potrà più rivivere quelle memories”. Hanno poi chiuso ristoranti e richiesto alla gente di non incontrarsi. Noi praticavamo prudenza già dal 9 Marzo, ma sono rimasto definitivamente in casa dal 18. Lavoro dalla mia camera da letto, collegato con il mondo, i colleghi, mentre mia figlia fa lezione in salotto e mio figlio è perso nei mattoni virtuali del mondo di Minecraft, collegato da una gaming consolle ai suoi amici, in soffitta. Mia moglie è l’unica a mantenere un simulacro di contatto fisico col mondo fuori.

Com’è la situazione a Houston?

In Texas i contagi salgono, ma meno che altrove. I numeri per la nostra città (Houston, la città che galleggia sulle autostrade) sono difficili da interpretare. Facciamo parte di una contea e Houston ha molte contee. Passi mezzora della tua giornata a fare le somme dei vari siti, prima di decidere, sconfitto, che “andrà tutto bene”, anche se alla fina non sai nulla. La fortuna del Texas è che la distanza sociale è normale socialità. Dettata dagli spazi immensi da percorrere da soli in auto, la mancanza di metropolitana, la naturale diffidenza dell’americano vero per qualsiasi atto o iniziativa che coinvolga il contatto (abbracci, pacche sulle spalle, conversazioni passionali). Una volta che Silvestro (il sindaco di Houston, Sylvester Turner) ha chiuso i luoghi pubblici e vietato gli incontri di gruppo, non è stato complicato portare la pratica naturale della distanza sociale al suo estremo. Possiamo ancora passeggiare tutti i giorni e noi lo facciamo, andando in giro per i viali alberati deserti del vicinato. Incontriamo ogni tanto qualcuno che si sente in dovere di salutare con cordialità ma anche sospetto. Passiamo davanti ai giardini privati di fronte alle case, schivando i fiotti d’acqua degli annaffiatoi automatici, dove la gente si siede a osservare placida la vita, con un bicchiere di vino in mano, i piedi scalzi (che sia inverno o estate i texani amano girare a piedi scalzi nel weekend) come fosse un’eterna attesa prima di essere chiamati per pranzo. In sostanza non è cambiato molto. Gli spazi hanno salvato ancora una volta questa gente inconsapevole, che oggi pensa di vivere in un’infinita domenica, profumo di carne grigliata in giardino e sedie pieghevoli incluse, a cui è stato solo tolta la possibilità di invitare qualcuno a casa. Gli amici passano con i loro SUV e camioncini e salutano con la mano dal finestrino calato. Un paio di settimane fa girava per il vicinato un drone che emetteva il suono della canzone di Buon Compleanno, perché il modo consigliato per sapere se ti sei lavato le mani per un tempo sufficiente, sarebbe quello di cantare due volte buon compleanno mentre t’insaponi. I Texani sono gente semplice e c’è sempre un semplice stratagemma per spiegare loro le cose. Una canzone, una filastrocca, Basta dare un’indicazione chiara e loro eseguono. Poche divagazioni, zero opzioni e necessità di arricchire il discorso con complesse costruzioni di frasi principali e subordinate.

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Segui Trump in televisione?

Certo. Mi devo tenere aggiornato per le mie imitazioni. Parla ogni giorno alle 17,00. Se eliminasse “tremendous e “very very good job” dal suo vocabolario, credo che farebbe scena muta. Interpreto il mood del giorno, dalle facce che fa il povero Dott. Fauci (immunologo capo della Task Force della Casa Bianca), quando il presidente si lancia in una delle sue ardite interpretazioni dei dati. Fauci è l’anima dell’America che resiste. Al virus, ma soprattutto al suo presidente, alle fake news e all’estinzione del buon senso. L’altro personaggio interessante è Mike Pence, il vicepresidente, teoricamente messo a capo della Task Force da Trump. Pence praticamente non dice mai nulla che dia valore aggiunto, salvo fare dei bei complimenti a tutti. Anche vicino all’Apocalisse, un “good job” non si nega a nessuno. Una nazione talmente schiava del proprio ottimismo, dal non riuscire mai a fare i conti con la realtà, anche nei momenti più bui. Almeno, così sembra.

Che percezione c’è dell’Italia?

Per i Texani l’Italia è sempre stata una cartolina. È una linea retta che unisce Rome a Florence fino a Venice con una “aahhhhhh” finale e mani che si muovono a mimare soddisfazione. In realtà Fauci osserva saggiamente i dati italiani per poter prevedere cosa succederà qui. So che è in contatto con molti virologi e ricercatori italiani, e questo è un bene.

Come passi il tuo tempo? 

Lavoro, per lo più la mattina. Disteso sul letto, in pigiama. Non ho mai passato così tanto tempo disteso sul letto e col pigiama addosso. Mi sento in una perenne conferenza stampa di John Lennon e Yoko Ono nel loro appartamento nella Dakota Suite. Il pomeriggio ascolto musica e prendo telefonate residue. Trovo spunti per lamentarmi di qualcosa in casa, ma nessuno mi dà più retta. Poi verso le cinque del pomeriggio mi dedico gli agognati 10,000 passi attorno al vicinato con mia moglie. Non riesco più a leggere un libro, almeno finora. Non so perché. La sera, dopo cena, un film. Con mio figlio, ci siamo immersi delle saghe cinematografiche. Abbiamo iniziato con “Rocky”, che mi commuove sempre. L’ultimo è un perfetto esempio di terminalità cinematografica urbana. L’ho detto a mio figlio e lui ha fatto finta di capire, segretamente compatendomi.

È il momento dei consigli. Avanti. 

Cose nuove, cose vecchie. Per un tempo sospeso, va tutto bene

Musica 

I folli incendiari:

“Joe’s Garage” di Frank Zappa 

una saga urbana che fa la linguaccia agli Steely Dan e impartisce lezioni di cialtroneria brillante ad Ariel Pink ed Elio e Le Storie Tese che ho riscoperto da poco

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“Heaven to A Torture Mind” di Yves Tumor

un disco di blues urbano modernissimo che è anche l’ultimo concerto che ho visto.

Concerto sudato e torrido prima della Quarantena.

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Le carezze:

Qualsiasi cosa abbia scritto e cantato Paddy McAloon (Prefab Sprout) per non dimenticare che il mondo può ancora essere un bel posto in cui la compassione e la comprensione degli altri vince sul sospetto.

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 ”Been Around” di A Girl Called Eddy

il potere salvifico del pop quando tutto sembra perduto

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E poi, necessariamente tutta l’opera di Leyland Kirby aka The Caretaker che dice da dove veniamo, dove stiamo andando e come finirà tutto

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Film:

La Saga Del Pianeta Delle Scimmie (Rise, Dawn e War). L’abbiamo vista tutti assieme e c’è un po’ di tutto quanto stiamo vivendo. Mia figlia ha detto che potremmo considerare di prendere una scimmia come “pet”. Nessuno ha sentito l’esigenza di rispondere.

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“Sausage Party”, per compensare. Un cartone animato demenziale. Trionfo di doppi sensi. Molto texano.

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Libri:

“La Trilogia di Holt” di Kent Haruf. Un libro che conforta e ti fa respirare l’aria dell’immensità delle pianure americane

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“Realismo Capitalista” di Mark Fisher. Per prepararci alla ripartenza, senza dimenticare quello che non andava già prima.

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“Nuova Era Oscura” di James Bridle. Internet, apocalisse, insomma, nel caso non ne abbiate avuto ancora abbastanza. Testo fondamentale.

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Tutto bene con le bestie?

Come abbiamo imparato dopo ogni uragano, basta poco perché gli animali riprendano il controllo della città. A noi, da sempre, fa compagnia un opossum (poco più di un topastro, che molti messicani mangiano) che corre lungo la staccionata del nostro giardino la sera e si ferma per 30 secondi a guardarmi. Quasi un monito. Mia moglie, sfogliando il libro di ricette (per dare creatività alle nostre giornate sempre uguali), si è vista correre addosso uno scarafaggio che si era rifugiato fra le pagine. Sono tutti piccoli segnali, terremoti alla calma sospesa. Presto attendo di vedere un alligatore che mi osservi oltre l’uscio di casa. Non oso pensare chi troveremo, quando riapriremo il cantiere a Corpus Christi, dove lavoro. Confido che il destino abbia aiutato il bobcat (lince rossa, nda ) che si aggirava fra tubi, sili e apparecchiature. Era già molto smagrito e non so cosa trovi ancora da mangiare, soprattutto adesso che siamo tutti a casa. Mi piace pensare che lo rivedrò. Sarebbe un bel segnale di ritorno alla normalità.

opossum

https://www.youtube.com/watch?v=FwRkhOCW9HQ

zappa

Backdoor riaprirà, si spera presto, e i vinili torneranno a girare

ma se volete, siamo attivi per le spedizioni!

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