Backdoor Antivirus 42

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Backdoor Antivirus 42

Ok, mi sono arreso.

Quando è iniziato tutto questo, in preda a quella sorta di insana euforia da tempo ritrovato, mi sono detto “questa è la volta buona che mi porto in pari”.  Ho una lista vera, scritta a pennarello blu, di cose che mi sono lasciato dietro.

Va dalla riparazione degli zoccolini in legno lungo il perimetro casalingo al recupero delle vecchie puntate di “Una brutta fazenda” di Beruschi su youtube, passando per la preparazione della purea e la valutazione delle ultime due serie di “Walking Dead”, abbandonate più o meno consapevolmente. Ci sono anche il disperato desiderio di alzare il numero di Simenon letti e il riascolto consapevole della discografia minore (esiste?) dei Fall.

In pratica, dentro c’è tutto.

Ero carico, motivato. Questa disgrazia poteva avere anche dei risvolti inediti, avrei superato sicuramente quella sensazione di apnea costante da ritardo perenne. Mi sarei concentrato su qualche progetto solo abbozzato, potendo analizzarlo finalmente con la dovuta calma. Altroché se l’avrei fatto.

È andata così?

Ma neanche lontanamente.

Quindi, cosa ho fatto realmente?

Un mezzo mistero. Certo, questo è l’Antivirus numero 42, e non lo genera di sicuro un algoritmo (spiego con un esempio: io sono umano, Spotify no. Tanto per esser chiari), ma zoccolini ancora divaricati, niente Beruschi, sì purea (ma la cucina sempre mia moglie), niente avanzamenti di Simenon, una sola puntata di “Walking Dead”, due Fall (“The Infotainment Scan” e “Imperial Wax Solvent”) e, drammaticamente, nessun progetto sviluppato nemmeno di fretta.

Ho scritto molto, lavorato un po’, fatto molte dirette video, ma non mi sembra di essermela spassata un granché, se cazzeggiare significa quello. Ho letto meno del solito, dormito poco, e visto giusto qualche film in più. Il tempo è stato risucchiato, forse mi vergognavo ad oziare davvero, probabilmente è difficile rilassarsi e manca una certa capacità di concentrarsi sulle cose. Magari è capitato soltanto a me.

Avrò sprecato una possibilità. È molto probabile. Forse sono rimasto paralizzato con lo sguardo dritto sulla libreria, ho galleggiato nei giorni. Incredulo, qualche volta spaventato, spesso assente. Ma di sicuro mi alzavo dal divano sempre con la stessa domanda in testa.

“Chissà dove va il tempo”

https://www.youtube.com/watch?v=5oBMDcLf6WA

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In loving memory di Sandy Denny, morta quasi esattamente quarantadue anni fa. Se ne andava dopo una vita difficile e quasi distrutta volontariamente. Cadde dalle scale, forse ubriaca. Un’emorragia cerebrale ignorata o trascurata per “decenza” la portò via a trentun’anni.

Ascoltare la sua voce in “Who Knows Where The Time Goes” è già una risposta.

 

Backdoor riaprirà, si spera presto, e i vinili torneranno a girare

ma se volete, siamo attivi per le spedizioni!

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