Dormiamo tutti meno.
Stiamo di più in casa, sport quasi azzerato, preoccupazioni assortite, metabolismo fuori controllo.
Qualsiasi sia il motivo, non capita soltanto a me di trovarmi all’improvviso con gli occhi spalancati nel letto.
Come stanotte -pum! – guardo la sveglia e sono le 04:02. Un numero che mi atterrisce.
Ma decido di alzarmi e andare a leggere qualcosa. Prendo l’ultimo numero di Rumore, quello con PJ Harvey in copertina (ottimo il servizio su di lei, a proposito) e mi tuffo in un articolo intitolato “Tra macerie post sovietiche”.
Incredibilmente, so molto poco sull’argomento.
Inizio a leggere, e mi appassiono all’istante.
Memorie oltre Cortina, pop brutalista, recupero new wave, ritmica marziale, mondo synth, shoegaze bielorusso.
Soprattutto shoegaze bielorusso.
Ascolto qualcosa, mi segno a pennarello sul notes (sì, faccio questo genere di cose) un paio di nomi di canzoni.
Poi all’improvviso mi accorgo che sono le 05: 38.
C’è già un po’di luce. Immagino l’alba sia vicina e io sono qui, tutto eccitato per lo shoegaze bielorusso, mentre il resto della mia città dorme sereno e al caldo.
E’ esattamente in momenti come questo che ho la precisa conferma di essere un disadattato totale.
Molchat Doma “Tancevat”
—https://www.youtube.com/watch?v=ChFzxuOn1KY—
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