Privè dicembre 2013

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rompere_muro

Ci sono settimane particolarmente effervescenti. Stanno ristrutturando l’alloggio di fianco a Backdoor. Sembra il bombardamento di Dresda. Martello pneumatico, martello manuale, Thor martello di Dio: tutto insieme. Quando suona il telefono usciamo in strada per rispondere, altrimenti non sentiamo. Vibrano i dischi appesi al muro. Sono certo di cogliere un’espressione di terrore negli occhi di John Barry, attaccato alla parete con un suo best americano. Dobbiamo mettere a volume 11 per far capire qualcosa dei vinili che tentiamo di vendere. Non ci sono orari, picchiano e spaccano incessantemente, sempre. Fioccano le battute. La più frequente (e motivata): “Registrateli e fingete di avere un bootleg degli Einsturzende Neubauten”. La faccenda va avanti da circa un mese. In una delle innumerevoli proteste (siamo l’unico negozio di dischi al mondo che si lamenta per il rumore dei vicini) ho realizzato che stano frantumando praticamente tutto. Più che una ristrutturazione è un flagello animato dall’odio. Sono certo che crolleremo con l’intero palazzo. Un sabato poi, e so che sembra finto e banale al tempo stesso, mentre ascoltiamo i Sightings (City of Straw, per l’esattezza) ironizziamo sulla difficoltà di distinguere mazzate edili da rumorismi post industriali. E mentre ridiamo della nostra sicumera, arriva una tronata “superiore”, uno schianto definitivo. Corriamo nel retro e, esattamente sopra la scrivania del Signor Franco, ammiriamo un buco largo come due palloni da calcio e un bel numero di macerie sotto. Ce l’hanno fatta, con un numero degno de I Soliti Ignoti, gli amici muratori hanno sfondato il muro e sono venuti a farci una visita. Brindiamo all’avvenimento con minacce, bestemmie alate e rimozione delle macerie, ma anche con la vendita di City of Straw. Per la cronaca il Signor Franco si trovava altrove, impegnato in competizione bridgistica, quindi risulta incolume. Proseguiamo in allegria, accompagnati dall’artiglieria incessante dei vicini. Pochi giorni dopo entra uno in preda a una febbrile urgenza. “Buonasera, è già uscito quello nuovo degli Stadio?”. Trasalgo, quindi gli Stadio hanno ancora un pubblico. “Non saprei, mi spiace”. “—“. “Noi seguiamo altre cose, etichette indipendenti”. “—“. “Non musica commerciale. Indie rock, elettronica. Anche punk”. “—“. “Importiamo. Musica dall’estero. Importazione”. “Ah. Quindi potrebbe farmi avere quello nuovo degli Stadio d’importazione?”. A breve gli allegri devastatori a fianco ci informano che hanno rilevato una perdita sulla colonna centrale dell’acqua. Dovranno spaccare il nostro muro nel retro. Esattamente dietro a un mobile tassellato e pieno, anzi pienissimo, anzi debordante, di vinili. Verranno domani. Sono le sei di pomeriggio. Smonto tutto, maledico (ottantaseiesima volta nella mia vita) il pesantore dei vinili, accatasto tutto sotto dei teli di plastica e sento che mi viene da piangere. Il giorno dopo è un trionfo di polvere e trapanismo. Noi viviamo nella corrente invernale sotto un telo di plastica. In pratica siamo una copertina dei Christian Death. Da lì sotto emergo per accogliere uno che mi dice “Interessano due zanne d’avorio di quasi due metri? Certificate eh! No roba di contrabbando”. Io lo guardo esterrefatto. Allora mi conforta. “Fanno impressione, sa? Le ho sul divano, due bestie così! Su internet girano a prezzi pazzeschi, ma io posso venirle incontro se le vuole”. Lo guardo. “Mi scusi eh, ma perché mai dovrei essere interessato a due zanne d’avorio, me lo spiega?”. Lui fa girare un dito come a indicare l’ambiente e dice “Ma, immagino che qui girino un sacco di artistoidi, quindi mi sembrava il posto adatto. Comunque magari ripasso, per ora le tengo sul sofà”. Lieto di questa soluzione, ritorno sotto il mio ameno telo impolverato. Le operazioni terminano a fine giornata. Il giorno dopo chiudono il buco e, simpaticamente, non avvertono della riapertura dell’acqua nel condominio. Qualcuno aveva aperto il rubinetto del lavandino del mio bagno (cesso in realtà è più consono all’oggetto in questione), nel frattempo riempitosi di macerie. Così, quando vado nel retro a vedere se abbiamo qualcosa in vinile di Nick Lowe, trovo l’acqua a darmi il benvenuto su buona parte del pavimento. Salvo tutto inzuppandomi fino alle ginocchia, sacrifico una copia di Mojo del 2009 (non avevo più carta e stracci per asciugare) e riesco persino a vendere Labour Of Lust di Nick Lowe. Ma avverto una certa stanchezza. A “finirmi” ci pensa una che entra balzellando. “Dovrei fare un regalo a un mio amico che suona nei Doors”. Alè. “Vuol dire che suona in una cover band dei Doors?”. “No, no, lui è proprio nei Doors”. Alè. Mi risultano quasi tutti morti, ma comunque vado avanti. “E aveva qualcosa di preciso, in mente?”. “Sì, pensavo di regalargli qualcosa dei Doors”. Alè. “Ma un disco insolito, perché chiaramente ha già quasi tutto”. Il ragionamento non fa una grinza. Ci accordiamo per Absolutely Rare, bootleg doppio di registrazioni rare e outtakes. Me l’immagino mentre consegna il mio pacchetto natalizio a Robby Krieger e torno nel retro a pulire. Comincio a essere stremato. Il frastuono demolitorio prosegue incessante. Non so se davvero stiano inscenando una replica della replica del live con buca all’ICA di Londra degli Einsturzende nel 1984 o stiano traghettando l’Abate Faria direttamente verso Auckland, ma comunque insistono. E in tre, dico tre, persone diverse mi hanno telefonato sabato per sapere se avevamo il cartonato di Adriano Celentano (“Volevo regalarlo come appendiabiti a mio marito per Natale” mi ha detto una). Quindi, in chiusura, volevo dirvi che io un libro l’ho già fatto (L’ultimo disco dei Mohicani, 9,90 euro, disponibile qui anche con amena dedica dell’autore, volendo) e quindi sono disponibile ad affrontare una vita serena e persino banale. Silenziosa e noiosa, almeno a tratti. Comunque grazie e buone feste a tutti.

 

Playlist

(cose che mi sono piaciute)

 

Dischi

 

Prefab Sprout Crimson/Red (Kitchenware)

Paddy is back.

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Nick Lowe Quality Street (Proper)

Il mio disco di Natale.

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Jonathan Wilson Fanfare (Bella Union)

Vento di Laurel Canyon, Neil Young e pop 70’s.

Super smooth.

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King Crimson Starless and Bible Black (Island, 1974)

Nessuno come Robert Fripp

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Paul McCartney Unplugged (The Official Bootleg)(Parlophone, 1991)

Macca si diverte e io con lui. E quando attacca And I Love Her senza spina…

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Stefano Pilia Strings (Musica Moderna)

Field recordings. Spiccano i gabbiani nervosi di Coney Island.

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Redroom Dreamers Honduras (Happy/Mopy)

Da Napoli, slowcore ma non solo, con echi di Karate e Bedhead.

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Libri

 

Israel J. Singer i fratelli Ashkenazi (Bollati Boringhieri)

760 pagine. Ascesa e caduta della borghesia ebraica a Lodz.

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Concerti

 

Pilia/Spaccamonti (Blah Blah, 27 novembre)

Ottimi nei set solisti, eccellenti nelle due improvvisazioni corali. Sperimentali e comunicativi:

i due migliori chitarristi italiani.

Qui con Ramon Moro

http://www.youtube.com/watch?v=FuyrcqCM1RQ

 

I Cani (Hiroshima Mon Amour, 29 novembre)

Potenti e divertenti, con la sofferenza dei testi che nessuno sembra voler cogliere. Benissimo il giovanissimo King Krule, meglio ancora Niccolò Contessa. Adorabile quando prima di tuffarsi sul pubblico appoggia gli occhiali sul palco e poi va.

 

Massimo Volume (Hiroshima Mon Amour, 13 dicembre)

Mai così potenti. La seconda sezione di bis è devastante. L’adesione è fuoco.

 

pilia spacca