Cinquanta per ’60

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Venerdì 10 gennaio al Circolo Arci Casseta Popular

(Via Tripoli 56, Grugliasco) alle 21,30:

presentazione di “Cinquanta per ’60″ guida pratica del nuovo Rumore  rumoremag.com scritta da Carlo Bordone.

Saranno presenti l’autore e una parte della redazione di Rumore (Rossano Lo Mele, Maurizio Blatto…).

I 50 dischi cult, oscuri, da riscoprire dei 60′s.

Preparate il vostro…

cinquanta per '60


Votazioni

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Tempo di playlist.

Come da tradizione, attendiamo i vostri voti

ecco la scheda

 

VOTAZIONI BACKDOOR 2013

 

Migliori 10 dischi del 2013:

(I professionisti del genere possono spingersi fino a 20)

 

 

 

 

 

 

 

 

Miglior concerto dell’anno

 

 

Miglior canzone dell’anno

 

 

Miglior disco italiano dell’anno

 

 

Miglior ristampa dell’anno

 

 

Disko minkia

 

 

Il tributo

Sei incaricato di produrre un disco tributo:

Puoi scegliere. A chi?

Quali gruppi e per quali canzoni (numero a scelta)

(esempio. Tributo ai My Bloody Valentine:

Pavement “Soon” ecc… ma anche Tributo a

Mino Reitano: Black Flag “Gente di Fiumara” ecc…

 


auguri!

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foto dalla festa di Natale

alcune novità gastronomiche (la torta di cioccolato belga, la colomba natalizia (?!!?), il pandoro di farro), svariate eccellenze alcoliche e la consueta e straordinaria cerimonia dei regali made in Texas. Un successo.

e quindi, felice 2014 a tutti

 

brindisi

 

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m & a

 

b & l

 

a f

 

d & s

 

orl

s b

1

f jok


Gran Galà

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Funny-Christmas-Cartoons-2

Nel ricordarvi che Backdoor sarà aperto anche domenica 22

e tutto lunedì 23 e 24

Vi invitiamo al Gran Galà di martedì 24 mattina (dalle 11,30 in poi)

Abituale bicchierata indie rock con contorno di panettone di farro,

Spumante Villa Jolanda (o vitigno di pari levatura),

regali (per chi se li è meritati) made in Texas,

compilation di Natale e imprevisti assortiti

Vi aspettiamo

Signor Franco e Maurizio


aperture natalizie

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santaarrested

Domenica 22 dicembre Backdoor sarà aperto

Vi ricordiamo inoltre l’abituale appuntamento del 24 mattina, con panettone di farro, Villa Jolanda (o vitigno di pari lignaggio), regali texani, brindisi augurali e amenità assortite

vi aspettiamo numerosi

 

 


spessore!

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Venerdì 6: United Birthday: SPESSORE live – ospiti: M.Blatto & Sig. Franco introducing ‘L’ultimo disco dei Mohicani’

6 dicembre 2013 @ 23:00

spesso

 

 

 

 

 

 

 

 

Ingresso forse libero

dei soldi verranno estorti agli spettatori dal conduttore.

Terza uscita live della trasmissione ‘Spessore’.
Vari ospiti. Cazzi vostri.

La trasmissione più iconoclasta, provocatoria e squisita dell’etere piemontese riapproda sul palco dello United per la terza volta in tre anni.

Irriverente, caustico, cinico, divertente più dei video porno di vostra cugina su ‘pornoitaliano.com’, Mario ‘Spesso’ conduce la più longeva trasmissione dell’area, dal nome ‘SPESSORE, in onda sui 105.250fm di Radio Black Out da ben 21 anni.
Essendo ormai un vecchio stronzo, cerca di provocare i piàù giovani stronzi con tesi e pungoli d’ogni tipo, passando dalle teorie sui massimi sistemi a vari metodi di assunzione di stupefacenti, dal nazismo strisciante dell’utenza sui servizi pubblici di trasporto all’idiosincrasia per la tecnologia. Il peggio del vostro peggio, il meglio di quel che potrebbe non essere.
Colonna sonora: l più variegata possibile.
Durante lo show avranno luogo svariati reati.

‘L’ultimo disco dei Mohicani’

Backdoor, Torino: siamo aperti. A cosa? Grossomodo a tutto. E a tutti.

In particolar modo a quelli che davvero non pensavate potessero esistere. E invece esistono, sono il variopinto circo di clienti – più o meno occasionali, più o meno appassionati, più o meno folli – di uno storico negozio di dischi specializzato in vinile e intento a vivere l’amore per la musica dall’altra parte della barricata: un luogo talmente vero e talmente incredibile da essere più pop di un coretto dei Beach Boys.

Ecco, allora, sfilare il piastrellista devoto al funky e alle donne di colore, l’audiofilo sorpreso dalla moglie con uno stereo in un appartamento affittato di nascosto e l’uomo che ha inventato i Massive Attack. Per non parlare dell’immigrato slavo che voleva morire sotto la sezione reggae, dell’indomabile Sentimentalista o del fan degli Alarm con documenti compromettenti per la FIAT…gente strana?

Se la pensate così, non vi siete mai trovati di fronte a quei clienti che, incerti su cosa comprare, hanno chiesto: “Ma Che Guevara ha fatto più niente?”.

Ad afro punk come stiamo?”. “Scusi, ma cosa intende per afro punk?”. “Mah, tipo quello lì, Jack Morriso, quello dei The Doors. È morto no?”

Ce l’ha quello dei Led Zeppelin con la supposta in copertina?”

MAURIZIO BLATTO
Nato a Torino nel 1966, ha accantonato sul nascere una carriera da avvocato preferendo Backdoor, storico negozio di dischi cittadino. Collabora da anni con la rivista musicale “Rumore”. La sua canzone è How Soon Is Now? Degli Smith. Dovendo scegliere, sceglie vinile. L’ultimo disco dei Mohicani è il suo primo libro.


And me I just don’t care at all

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lou torinoLa prima volta che ho visto Lou Reed è stato all’inizio degli anni ottanta, in un parco cittadino. Di fatto, eravamo ancora negli anni settanta. In queste occasioni tutto era politica ed eroina, un binomio indissolubile per molti. Mi sono sempre tenuto alla larga da entrambi. Andai e tornai dal concerto con l’autobus, da solo. Sembravano tutti un fumetto di Andrea Pazienza. E io, i fumetti di Andrea Pazienza, non li ho mai capiti. Mai. Bellissimi disegni, ma le storie mi sfuggono sempre. Non mi è mai chiaro che cosa stia succedendo. Il pubblico di Lou Reed, almeno per quella sera, era per la maggior parte composto da strafattoni e gente che reclamava, o meglio, pretendeva qualcosa. Chi non era marcio sapeva che gli spettava qualcosa, e lo urlava. Mi parve subito chiaro che nessuno fosse lì per la musica. Per Lou Reed. E quindi li odiai tutti e amai Lou. Ero pronto per gli anni ottanta: individualista, snob, goffamente cinico. Come tutti, passai intere giornate ad ascoltare i suoi dischi e i Velvet. Pomeriggi interi, senza interruzioni. Grazie a Lou amai tutti i parlatori e iniziai a odiare gli urlatori senza ragioni, le voci acute dell’hard. Dimmi poche cose, dimmele senza esagerare. Andai a vederlo tutte le volte che passò da Torino. Durante il tour di Magic And Loss un povero disgraziato iniziò a urlare Heroin dalla seconda canzone. Heroooin, Heroooin. Evidentemente era un sopravvissuto, appunto, alla scrematura dell’eroina cittadina, segno che in qualche modo si può anche uscire vivi dagli anni settanta. Andai a Milano alla reunion dei Velvet e mi divertii come un matto. L’ho visto l’ultima volta a Torino, quando si esibì per le Olimpiadi invernali, con il suo maestro di Tai Chi sul palco. L’ho persino intervistato, se così si può considerare una sola domanda consentita in un hotel milanese in cui una notte costava come il mio stipendio di due mesi. Mi è sempre sembrato un figo. Duro, scostante, secco. È passato indenne a tutto e chiunque gli deve qualcosa. Come allora, con gli zombie anni settanta sul pullman, ho continuamente pensato che fosse sempre nel posto esatto. Soprattutto musicalmente. Così quando ieri ho saputo che era morto mi sono enormemente rattristato. Come capita per i lutti privati. Non ho mai avuto eroi o miti, o quanto meno non li ho mai celebrati pubblicamente. Mai fatto autografare un disco, mai tentato di “conoscere qualcuno”. Ognuno al suo posto, bastano i dischi. I ricordi, anche questo, sono tutti banali e, banalmente, l’ho celebrato mettendo su un suo vinile. Berlin, edizione best buy, comprato millenni fa in un supermercato (Città Mercato, per la precisione) alla vigilia di una vacanza di giugno al Lido degli Scacchi, tra piogge e zanzare. Con Berlin mi predisponevo già per l’allegria estiva, come si suol dire. E, banale per banale, sono partito dal fondo, da Sad Song. Nel frattempo arrivavano messaggi e sms da amici. Alcuni mi informavano che Emanuele Filiberto e Formigoni lo rimpiangevano via twitter. Tristezza su tristezza. Ho acceso la tv e un asino sul TG2 ricordava come se ne fosse andato in una Sunday Morning, come la canzone cantata da Nico. Quella canzone la cantava Lou Reed, bestia che magari manco hai il disco a casa. Così ho pensato come avrebbe reagito lui, a tutto questo. Ai milioni di me che lo rimpiangevano con le sue copertine in mano, accasciati su un sofà. È partita Men Of Good Fortune, e verso la fine, dopo aver fatto un bilancio delle ricchezze che si ereditano o non si avranno mai, dice And me I just don’t care at all. Ecco cosa avrebbe detto Lou.  A me, a me non frega proprio un cazzo.

Maurizio Blatto